Fascisti rossi.

Sul n. 8 dell’agosto 1936 di “Lo Stato Operaio”(rivista teorica del PCd’I) venne così pubblicato, in uno slancio di “entrismo”, un manifesto-appello “agli italiani”, dal titolo “Per la salvezza dell’Italia, riconciliazione del popolo italiano!”, firmato da tutti i principali dirigenti comunisti, con Togliatti primo firmatario. Ne riportiamo di seguito i passaggi salienti:

“Noi comunisti facciamo nostro il programma fascista del 1919, che è un programma di pace, di libertà, di difesa degli interessi dei lavoratori, e vi diciamo: lottiamo uniti per la realizzazione di questo programma… Fascisti della vecchia guardia! Giovani fascisti! Noi proclamiamo che siamo disposti a combattere insieme a voi ed a tutto il popolo italiano per la realizzazione del programma fascista del 1919, e per ogni rivendicazione che esprima un interesse immediato, particolare o generale, dei lavoratori e del popolo italiano. Siamo disposti a lottare con chiunque voglia davvero battersi contro il pugno di parassiti che dissangua ed opprime la Nazione e contro quei gerarchi che li servono… Solo la unione fraterna del popolo italiano, raggiunta attraverso la riconciliazione tra fascisti e non fascisti, potrà abbattere la potenza dei pescicani nel nostro paese e potrà strappare le promesse che per molti anni sono state fatte alle masse popolari e che non sono state mantenute. Sono questi grandi magnati del capitale che impediscono l’unione del nostro popolo, mettendo fascisti e antifascisti gli uni contro gli altri, per sfruttarci tutti con maggiore libertà.”

http://www.nucleocom.org/archivio/archivionote/fascisti_rossi.htm
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Manicomi,dalla nascita al periodo fascista fino agli O.P.G dei giorni nostri.

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La struttura manicomiale in Italia ha origini remote. Il primo manicomio istituito nel nostro territorio risale al 1876 e nello specifico si tratta del manicomio di Aversa per arrivare al 1927 dove si contano ben 127 strutture psichiatriche e 800 internati arrivando alla vigilia della seconda guerra mondiale con il numero di 5800. In manicomio venivano internate le persone scomode al potere e alle istituzioni e soprattutto che mostravano avversione nei confronti del potere totalitario fascista dell’epoca il quale prediligeva il manicomio al carcere per non creare martiri politici, come sosteneva il riformista Cesare Lombroso,un folle se messo in disparte non può più nuocere e soprattutto le sue parole non hanno alcun peso perché “dei matti si ride”. Questo sistema di coercizione mirava infatti oltre che alla detenzione all’annullamento della personalità degli individui. La tortura coercitiva manicomiale è stata subito adottata dalle forze di polizia sulla base del codice Rocco. I reclusi venivano internati con diagnosi ed appellativi per etichettare gli avversi al regime al limite del ridicolo,le vittime predilette erano soprattutto donne per ovvia conseguenza del contesto patriarcale maschilista e sessista in cui ci si trovava.

Ecco alcune etichette che venivano affibbiate ai ribelli e agli avversi al sistema:

“folle criminale,alienato mentale,irrecuperabile malfattore,asociale,disordinato mentale,germe ereditario,demenza precoce,soggetto degenerato,soggetto in preda a follia bolscevica,affetto da paranoia allucinatoria,squilibrato di mente,turpe megera,anarchica fanatica,disturbatrice di altissime personalità del regime,,eccesso di altruismo,eccedente la norma,affetto da delirio di persecuzione o da recriminazione,antinazionali,antitaliani ecc.ecc.

Ai giorni nostri la situazione non è cambiata nonostante la famosa legge 180 di Franco Basaglia del 1978,la quale prevedeva la chiusura totale delle strutture manicomiali, ma così non è stato,sono state solamente cambiate le insegne da manicomio ad O.P.G (ospedale psichiatrico giudiziario).

Attualmente ci sono ancora sei opg in attività dove gli internati vivono in condizioni disumane costantemente sedati e sottoposti ad elettroshock,pratica da sempre usata e ai giorni nostri tornata in auge sia per “contenere”i malcapitati che per contenere le spese sostituendolo ai psicofarmaci.

Il 1 aprile 2014 avrebbe dovuto cominciare una nuova era per i vecchi manicomi criminali: avrebbero infatti dovuto chiudere i sei ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) presenti sul territorio italiano.

Al 13 dicembre 2013 erano 1.051 le persone rinchiuse negli Opg di Barcellona Pozzo di Gotto, Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino, Castiglione delle Stiviere, Napoli e Aversa. Un calo di quasi 600 detenuti in tre anni. Quindi viene da chiedersi:” Quale sarà il prossimo nome che gli uomini del potere daranno alle future strutture psichiatriche?” Ci auspichiamo solo di non trovarci di fronte all’ennesima farsa.

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