E A PROPOSITO DEL VOTO…

…< il voto, lo prova l'esperienza ed il ragionamento, dato in mano ad un popolo affamato ed ignorante, non e' che uno strumento di piu' in mano delle classi dominanti, che serve mirabilmente a garantirle contro la rivolta, il cambiamento, facendo credere al servo ch'egli e' il padrone >…
E. Malatesta

Da alcuni giorni ho notato ( succede sempre nel periodo di maggio-giugno, sara’ la primavera !) che sempre piu’ spesso mi viene posta la domanda delle domande, la domanda con la D maiuscola. Una domanda talmente inflazionata nella storia contemporanea che, come anarchico, a volte fatico a rispondere e non perche’ non sono in grado, ma semplicemente perche’ mi sto stufando.
Capita ogni tanto che anche noi (anarchici) rimaniamo stupiti e perplessi nel constatare che dopo 70 anni, ancora, la DOMANDA non venga recepita. A questo punto mi viene un dubbio, o come libertari non sappiamo essere chiari, oppure lo siamo ma continuamente boicottati dal sistema e dall’informazione non arriviamo alle coscienze della gente. Consiglio ai piu’ pazienti la necessita’ di continuare a rispondere, e sempre il piu’ possibile in modo comprensibile, evitando voli pindarici che non portano a niente se non alla difficolta’ di essere ascoltati.
Come diceva Luigi Fabbri .
“Eserciti” di pensatori, liberi da ogni vincolo coercitivo indottrinato, hanno esposto in maniera diversa ma sempre convergente la risposta. E quale sara’ mai questa domanda posta innumerevoli volte ? quale sara’ mai questa fantomatica e misteriosa domanda che ciclicamente riaffiora nel corso dei tempi ?
Semplice, la domanda in questione e’: PERCHE’ NON VOTI ??
Ecco perche’, ancora oggi, e’ piu’ che mai attuale questo semplice e breve capoverso di Malatesta sopracitato, che spiega in maniera drammaticamente chiara il motivo per cui e’ palesemente ovvio non presentarsi alle urne senza cadere in contraddizione con la classica e meravigliosamente banale binarieta’ VOTARE = CAMBIARE.
Scritta nel 1884 all’eta’ di trent’anni ha compiuto con disinvoltura la veneranda eta’ di 130 anni ma rileggendola con attenzione sembra scritta domani !.
Nel 1890 Malatesta aggiunge : …< Il voto viene concesso quando i governi sono persuasi della sua innocuita', o quando, di fronte alla attitudine minacciosa del popolo, lo considerano un mezzo opportuno per sviarlo ed addormentarlo, caso in cui sarebbe, da tutti i punti di vista, una sciocchezza il contentarsene. Concessolo, sanno giocarlo e dominarlo, e, se per caso si mostrasse indocile, possono sempre sopprimerlo. > e ancora < Affidare ai deputati il patrocinio della volonta' popolare serve solo per fornire al governo il mezzo di eluderla e per fregare il popolo con vane speranze >…
Certo si potrebbe obbiettare: Ma e’ possibile che le risposte abbiano sempre un secolo ? Ecco allora che viene in aiuto un’analisi estrapolata da un documento decisamente piu’ recente che fa comprendere come il problema della delega non sia obsoleto ma anzi sempre attualissimo.
< Il voto e con esso i principali strumenti di controllo sociale, sono sottoprodotti di una societa' in cui il potere e' a un tempo, politico/economico, in cui si puo' essere solo produttori e consumatori, in cui la liberta' di scegliere e regolarsi da se si riduce, in maniera sostanziale, alla delega elettorale. E gli eletti, di qualunque colore e programma si presentino, in quanto detentori di un potere che dipende strettamente da alteri poteri, non potranno mai fare gli interessi di chi dal potere e' escluso. E non e' una disfunzione e nemmeno una deriva verso il totalitarismo ma e' l'essenza della democrazia. La scelta di dove porre la crocetta sulla scheda, quando e solo quando si e' chiamati a farlo, si sostituisce alla possibilita' di pensiero e di autodeterminazione. E attenzione anche a quando si parla di democrazia partecipativa, qui' il fraintendimento e' duplice. La democrazia partecipativa e' democrazia a tutti gli effetti, e come tale,ha bisogno di esclusi, fossero anche i non cittadini, (migranti, senza fissa dimora, minori) individui sacrificabili sull'altare dell'interesse generale. In alcuni casi, il potere si fa meno visibile (ma non per questo meno spietato) concedendo ai cittadini, che così si credono partecipi, di esprimere opinioni, peraltro con valenza consultiva; sulla gestione della “cosa pubblica”. Naturalmente i suddetti ambiti potranno riguardare aspetti secondari, come la gestione di uno specifico territtorio in termini di investimenti e progetti, ma mai le grandi questioni sociali.>.
Tratto dalla relazione alla serata assemblea pubblica 12-12-2010.
Anche in questi casi ovviamente l’ultima parola spetta sempre e inderogabilmente al sistema paese. Naturalmente l’intendimento del potere con le sue strutture totali impone un sistema di controllo , di repressione, di annientamento psicofisico per distruggere chi si oppone In particolare tutti quegli individui piu’ esposti perche’ piu’ deboli, piu’ poveri, piu’ sfruttati, piu’ manipolabili o ricattabili, quelli che in gergo politichese vengono chiamati gli elettori-pedina. Individui che senza riflettere urlano il proprio dissenso e che, manovrati anche e soprattutto dal voto, vengono usati da destra e da sinistra per i propri tornaconti personali, tornaconti finalizzati al personale arricchimento dei pochi su tutti gli altri.
Tornaconti travestiti e mimetizzati da leggi e articoli che spingono il comune cittadino a sentirsi libero con le catene ai piedi. I politici, consapevoli che la storiella del bastone e della carota non e’ nota a tutti, abusano del proprio potere in modo squallido e scellerato, e pensare che la soluzione l’aveva gia’ data Schiller piu’ di due secoli fa < Davanti allo schiavo che spezza la sua catena, davanti all'uomo libero, non temere ! >.
Siamo ormai consapevoli di come le grandi scelte “spaventosamente antidemocratiche” avvengono in seno alle elezioni. Scalate bancarie, fallimenti assicurativi, crack finanziari,deportazioni di migranti, avvengono con drammatica puntualita’ all’alba di elezioni sia politiche che amministrative il tutto condito dalla massificazione mediatica ogni giorno puntuale dai tempi di Pasolini.
Stiamo ormai vivendo in uno “splendido paese globale e competitivo” (marcegaglia) dove risulta complicato se non addirittura incomprensibile spiegare le ragioni del nonvoto. Un mondo dove la mercificazione della donna e’ solo pari alla disumanita’ della stessa, dove la tortura fisica e psicologica nei confronti dei piu’ deboli siano essi umani, siano essi non umani e’ utilizzata in modo sistematico e industriale. Un mondo talmente vigliacco dove rielaborare nuove strade costa fatica e tempo.
Come libertario sono convinto che tutto questo schifo-sistema possa cambiare, anzi debba essere cambiato, e invito tutti ad assaporare la quotidianità con autodeterminazione e partecipazione, sia in ambito sociale che in ambito lavorativo. Credo altresì riscoprire il piacere del “dare” senza aspettarsi nulla in cambio ma scovando l’umanità perduta come unico veicolo di solidarietà e fratellanza. Certo che la partecipazione debba essere collettiva e autogestionaria in funzione di un mutuo appoggio allargato a tutti gli ambiti della quotidianita’, ribadisco con fermezza che non è con la delega che si risolvono gli eterni problemi esistenziali ma viceversa con l’amore e il sacrificio, con l’aiuto reciproco mediante il rapporto paritario tra gli esseri umani, solo cosi si potra’ elaborare e creare un mondo migliore, libero dal dominio dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sugli animali. Il voto frena anzi blocca questo tipo di visione e imprigiona i nostri piu’ puri sentimenti di amore e liberta’ nei confronti di tutti gli esseri viventi.
Chiudo con una frase di Bakunin, una frase divenuta in seguito immortale,una frase che dovrebbe essere scritta su tutti i palazzi del potere e su tutte le strade del mondo :
< Votare significa eleggere i propri Carnefici >
Io non solo la condivido, ma la recito tutte le sere prima di coricarmi !!

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