Alpi Apuane. Una natura morta.

12112424_10207477070385232_6761987730845623707_nCome si può non essere d’accordo sul fatto che le Alpi Apuane stiano scomparendo a vista d’occhio, ma nessuno però parla di chiusura. Viene da chiedersi se veramente le persone si indignano per lo scempio oppure si indignano perchè loro non ci mangiano,perchè nel primo caso allora si è capita la gravità della conseguenza e si è maturata una certa consapevolezza dopo secoli di escavazione che tempi addietro vedevano l’escavazione del marmo come una risorsa di vita insieme alla pesca. Nel secondo caso invece mi viene da pensare che queste persone vogliono solamente sostituire con altre persone chi amministra attualmente Carrara e in questo caso allora sono esattamente come loro,già,sperano con la roulette del voto di spuntarla per vedere loro stessi o i loro beniamini seduti sugli scranni che magari hanno fatto loro chissà quali promesse. Con la scusa assurda del ricatto occupazionale tengono in vita questa colossale menzogna per favorire i soliti noti,i quali si arricchiscono proporzionalmente alla morte del territorio Apuano. Non è possibile in alcun modo parlare di sicurezza del territorio senza prima intervenire a monte bloccando l’escavazione,come del resto non è neppure possibile arginare lo scempio in corso se non con una sensibilizzazione sul territorio con un’informazione dettagliata e con un dialogo con i cavatori stessi,i quali a causa del perfezionamento delle tecniche lavorative sono soggetti a perdere per forza di cose il loro posto di lavoro. Mio padre per esempio lavorava alla Farmoplant, e quando ha chiuso ne è stato contento perchè era consapevole delle conseguenze del suo lavoro sulla salute della collettività ma costretto a dover mantenere una famiglia ha dovuto sottostare al ricatto. Come posso esercitare una professione che oltre che nuocere a me stesso nuoce ad una intera popolazione si chiedeva. Infatti la nostra terra ha la più alta percentuali di tumori a distanza di 30 anni dalla chiusura della Farmoplant dopo lo scoppio dell’impianto del rogor. La stessa cosa sta accadendo con l’escavazione,con la brama di denaro si passa sopra la vita delle persone,si verificano alluvioni a causa dell’intasamento dei corsi d’acqua,gli stessi corsi d’acqua vengono inquinati dai vari sversamenti e questo è sotto gli occhi di tutti durante le precipitazioni. Bisogna assolutamente fermare tutto questo. Le alternative ci sono,manca la volontà,con la riconversione del territorio si potrebbero reimpiegare tutte le 500 persone che lavorano in cava,ebbene si, perchè ormai sono 500 le persone che lavorano in cava manciata più e manciata meno. Solo 2 anni fa erano 776 i lavoratori nell’attività estrattiva e il numero scenderà ancora vistosamente e lo sanno bene ed è per questo che hanno intensificato l’escavazione e hanno paura di questo. Danno ad intendere ad un’intera popolazione che il marmo è l’economia di Carrara ma il marmo è solo la morte di Carrara,dove sono finiti i laboratori? Dove sono le segherie? Dove sono finite le officine che manutenevano i telai? Non c’è più niente di tutto questo. Stanno uccidendo la natura e una popolazione. Abbiamo una zona industriale abbandonata,basterebbe riappropriarsi delle vecchie fabbriche e bonificare il territorio e aprire delle attività compatibili con tutto l’ecosistema e far riprendere l’economia della nostra città ma piuttosto preferiscono continuare sgretolare le montagne per ingrassare loro stessi e i loro amici. Liberiamoci di queste persone una volta per tutte, basta votare,non esistono destra e sinistra,quando arrivano al cucchiaio,abbiamo una posizione geografica da fare invidia,abbiamo il mare e le montagne in pochissimi chilometri,valorizziamole e incentiviamo veramente il turismo,ma chi veramente a voglia di venire a Carrara se non per soli interessi legati al marmo,un negozio si e uno no sono chiusi,certo,potrebbero venire a Carrara per vedere tutto ciò che non si deve fare, allora si,non ci avevo pensato in effetti. Basta utilizzare il marmo come scusa ma soprattutto smettiamo di delegare agli altri ciò che saremmo in grado di fare noi stessi se solo avessimo più fiducia nelle nostre possibilità per poter arrivare ad autogestire Carrara con tutte le sue risorse. Ma soprattutto basta col dire che le cave sono dei carrarini e della collettività,le cave sono sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla natura. Le montagne appartengono alla natura e a nessun’altro.

Un carrarino.

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