Giuseppe Ciancabilla

Riceviamo e pubblichiamo dalla Cassa Anti-repressione Bruno Filippi

“Con non poche difficoltà siamo finalmente riusciti a mandare in stampa Il libro di Ugo Fedeli “Giuseppe Ciancabilla” sarà disponibile nei primi giorni di novembre. Il costo è di 10 euro a copia più 5 euro per le spese di spedizione.

Con richieste minime di 5 copie i libri si potranno ottenere al costo di 7 euro a copia più 5 euro di spese di spedizione.” Cassa Anti-repressione Bruno Filippi.

Giuseppe Ciancabilla Nasce a Roma nel 1872 da famiglia borghese.

Nella capitale presto intraprende studi letterari, nel corso dei quali mostra una precoce attitudine per poesie e bozzetti. Negli anni Novanta inizia la sua militanza nelle file della gioventù socialista capitolina e collabora a diversi fogli di propaganda.

PREMESSA ALLA NUOVA EDIZIONE

Il viaggio libertario di Giuseppe Ciancabilla si compie in soli sette anni, sette anni a cavallo tra Ottocento e Novecento, un periodo breve ma intenso, in cui la sua energia intellettuale e la sua verve polemica consegnano all’anarchismo un uomo che ancora oggi si sottrae ad ogni aggettivo associabile alla parola “anarchico” («a noi basta qualificarci anarchici semplicemente»): cerchiamo di capire perché.

Ciancabilla non è un individualista per il semplice fatto che considera l’agire individuale parte dell’agire comune («mi rivolto, dunque siamo», per dirla con Camus): «l’individuo che è anarchico per sé lo è necessariamente per gli altri»,

mentre «l’individuo […] che è anarchico per gli altri […] non lo è in sostanza»;

l’individuo che è anarchico per un proprio incontenibile bisogno di libertà e felicità «sarà costretto ad attirare altri nell’orbita della sua azione e della sua teoria;

cercherà di convincerli, di dare ad essi l’energia che è esuberante nel suo essere, di deciderli all’azione»;

l’individuo che, invece, si preoccupa di propagandare la propria idea non per un bisogno personale ma per trovare seguaci «è costretto a presentare quest’Idea sotto l’aspetto più seducente, accomodandola alle esigenze del suo pubblico, smussandola di ciò che può parere aspro e difficile a concepirsi,

adattandola a tutte le esigenze curiose di coloro che vogliono sapere, vogliono prevedere, vogliono, prima di demolire, ricostruire idealmente il futuro» (si pensi alla nota discussione tra Merlino e Malatesta).

Ciancabilla, pur venendo in stretto contatto con gli ambienti anarchici francesi di influenza kropotkiniana (collabora con il giornale Les Temps Nouveaux, diretto da Jean Grave, ed è il primo a tradurre La conquista del pane in lingua italiana), non resta ancorato a formule evoluzionistiche, sottolineando la necessità di partecipare «a tutti i movimenti che rivestano un carattere di ribellione e di progresso»: «

nessun anarchico può lottare isolato contro il sistema in modo efficace» e l’individualismo anarchico confluisce naturalmente in un comunismo libertario prodromo di una società in cui «il benessere privato, confondendosi nel benessere generale, farà sì che tutti concorreranno al miglioramento reciproco».

Tuttavia, questa visione dell’anarchia resta pur sempre aperta «a qualunque altra innovazione che il progresso ed il suo sviluppo potranno render necessaria; giacché le teorie anarchiche sono sempre in discussione per riuscirne continuamente migliorate».

Ciancabilla non è un “informale” né un terrorista (la sua arma è la penna e imputargli, ancora oggi, di essere il mandante del tentato omicidio di Malatesta, ferito durante un dibattito da tal Domenico Pazzaglia, offende profondamente la sua memoria):

la solidarietà che egli puntualmente manifesta nei confronti dei regicidi (in un’epoca in cui la “propaganda del fatto” poteva essere fonte di ribellione e non di terrore) non prescinde mai dal considerare questi attentatori martiri che si immolano «sull’altare dell’Ideale»,

vittime di un sistema brutale che non si fa scrupoli a sparare su una popolazione che chiede condizioni di vita più umane.

Coerentemente Ciancabilla riconosce anche a Luigi Lucheni, uccisore di una donna, l’Imperatrice Elisabetta d’Austria, la qualificadi anarchico, non omettendo, però, di deplorare il gesto e di definirlo «inopportuno» per l’anarchismo (oggetto, infatti, di forte repressione a seguito del famoso “colpo di lima”).

Ciancabilla rifiuta l’appellativo di “antiorganizzatore” ed effettivamente non è contrario all’organizzazione, bensì all’accentramento del potere: il programma è un «circoscritto orizzonte di concezioni di lotta e di finalità che gli aderenti si» impegnano «a non oltrepassare»;

la federazione è «una chiesuola ristretta e autoritaria che» accentra «in mano di pochi individui pericolose facoltà di egemonia e di dominio»; la commissione di corrispondenza è un «piccolo comitato» che pecca di «parzialità» e favorisce «questa o quell’iniziativa più ad esso simpatica»;

il partito è «l’insieme omogeneo, e soprattutto disciplinato, di coloro che non solo professano una medesima idea, ma s’impegnano a seguire una determinata tattica sancita dalla maggioranza dei suoi componenti o dei suoi rappresentanti»; i congressi sono «accolite di rappresentanti» aventi lo scopo di «decretare, stabilire, fissare, imporre norme e limiti di azione».

A queste strutture burocratiche affette da autoritarismo

Ciancabilla oppone la «spontanea unione fra quelli che sentono e intendono la lotta nel modo più affine», «il più ampio sviluppo delle iniziative individuali», la «formazione di gruppi autonomi» (cosa che ha ben visto in Francia) e la «diffusione di quell’educazione essenzialmente libertaria che deve formare la base della futura società anarchica».

Nella biografia presentata, l’unica che sia mai stata scritta su Ciancabilla, Ugo Fedeli gli riconosce «il merito di essere stato uno fra i primi a tentare d’innestare l’uno sull’altro […] i due modi di vedere e di comprendere l’anarchismo negli Stati Uniti: […] la tendenza americana e quella latinoitaliana; individualista la prima, socialista libertaria l’altra».

Importanti anche le parole di Luigi Galleani: «[…] se Malatesta e Ciancabilla, invece d’essere trascinati dal raggiro d’ignobili speculatori di zizzanie al più deplorevole e più sterile conflitto, avessero potuto – come di fatto e concordemente volevano dedicare tutta la loro attività a buttar nel solco aperto il buon seme, il movimento libertario italiano degli Stati Uniti sarebbe forse in grado di pesare nei momenti decisivi delle lotte proletarie locali».

Quanto detto è sufficiente a condurre la figura di Ciancabilla, un uomo che si è speso per le sue idee di libertà e di giustizia sociale (dai diritti dei lavoratori ai diritti della donna) fino all’ultimo giorno della sua breve vita, oltre ogni tipo di strumentalizzazione postuma e astorica che voglia relegarlo, con ammirazione o con disprezzo, al ruolo di nichilista o insurrezionalista volto alla “soluzione” violenta delle questioni. Egli fu un anarchico, semplicemente «semplicemente».

Signor Ascoli

 

Ricordiamo che è possibile acquistare il libro al costo di 10 euro più 5 euro per le spese di spedizione cliccando sul pulsante Paypal.

Il libro può essere richiesto anche scrivendo una e-mail qui: [email protected]

 

Giuseppe Ciancabilla
Il viaggio libertario di Giuseppe Ciancabilla si compie in soli sette anni, sette anni a cavallo tra Ottocento e Novecento..
“Giuseppe Ciancabilla”

 

 

 

 



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“Poesie dialettali di lotta e di protesta” di: Domenico Salemme

Libro solidale

Domenico Salemme è un proletario, un anarchico calabrese che in questi versi esprime concetti molto semplici rivolti ai suoi paesani di Grisolia (CS): dallo sberleffo verso l’inganno elettorale e i suoi protagonisti, alla denuncia delle condizioni di miseria in cui lo Stato e il capitale costringono i meno abbienti, al dramma dell’emigrazione, all’esperienza in carcere.

Testi che spesso venivano letti durante i comizi degli anarchici, ciclostilati e distribuiti. Domenico ha deciso di pubblicare queste poesie perché quotidianamente gli vengono richieste. Pur se scritte negli anni ’80 (dall’85 all’89) del tutto attuali in quanto parlano di problemi che tuttora viviamo.

La Cassa Anti-repressione Bruno Filippi ha ricevuto in solidarietà dall’autore stesso diverse copie del suo libro e ha scelto di destinare il ricavato del vil denaro agli alluvionati delle Marche inviandolo alle sezioni sindacali che andiamo ad elencare: Marche dalle sezioni: USI sanità Firenze e Solidarietà Autogestita, congiuntamente a USI – CIT Perugia – Trasimeno,

Trasimeno solidale, USI – CIT Roma e USI – CIT Fermo – Macerata. I gruppi menzionati hanno immediatamente attivato punti di raccolta di materiali e generi urgenti di prima necessità richiesti, su indicazione e in accordo con L’Unione Contadina USI-CIT sezione Misa – Esino.

Per donazioni dirette:

Postepay n. 4023600973368626 – specificando pro alluvione

Il libro può essere richiesto al costo di 8 euro inclusi i costi di spedizione scrivere a: [email protected]

 

 

“Poesie dialettali di lotta e di protesta” di: Domenico Salemme
“Poesie dialettali di lotta e di protesta” di: Domenico Salemme

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Raccolta solidale pro alluvionati Marche

La Cassa Anti repressione Bruno Filippi aderisce all’iniziativa solidale promossa in seguito all’alluvione che ha colpito le Marche dalle sezioni: USI sanità Firenze e Solidarietà Autogestita, congiuntamente a USI – CIT Perugia – Trasimeno, Trasimeno solidale, USI – CIT Roma e USI – CIT Fermo – Macerata. I gruppi menzionati hanno immediatamente attivato punti di raccolta di materiali e generi urgenti di prima necessità richiesti, su indicazione e in accordo con L’Unione Contadina USI-CIT sezione Misa – Esino.

Pertanto mette a disposizione i libri di cui all’elenco sotto riportato e il cui ricavo andrà a sostenere gli alluvionati delle Marche.

L’importo solidale che sarà raggiunto verrà inviato alla postepay indicata nel comunicato di USI-Cit riportato sotto.

Chi volesse aderire all’iniziativa della Cassa Anti repressione può inviare la richiesta dei libri desiderati direttamente a questo indirizzo  e-mail:

[email protected]

Libreria  Cassa Anti-repressione Bruno Filippi

 

Inoltre, ricordiamo, che è in atto una raccolta fondi per l’acquisto di aiuti e generi essenziali. Ogni sezione sta organizzando la raccolta in base alle esigenze del territorio e disponibilità.

Raccolta materiali:

stivali di gomma, guanti, pale, scopettoni, spazzole tira acqua, stracci, spugne, calzettoni per chi soccorre, vestiti, scarpe, detersivi per bucato, generi alimentari a lunga conservazione, pantaloni, pigiami, intimo.

Contattare i seguenti recapiti:

– Unione contadina USI –CIT sezione Misa – Esino 3807022095 – – 3474960602

– USI –CIT Perugia Trasimento – Trasimeno solidale 3791177345

– USI sanità – Solidarietà Autogestita Firenze 331 6329028 – 3382564982

Per donazioni: [email protected]

Le mani che aiutano sono più sacre delle bocche che pregano.”

Raccolta solidale pro alluvionati Marche
Raccolta solidale pro alluvionati Marche

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Il 31 agosto 1900 nasce Gino Lucetti

Il 31 agosto 1900 nasce ad Avenza frazione del comune di Carrara (MS) attentatore del duce.
Dedicato ai miei compagni e alle mie compagne colpiti dalla repressione.
“Adesso Gino Lucetti è dunque solo come mai nessun’altro uomo è stato così solo nel mondo. Vivente sublime e radioso,rinchiuso e sepolto dentro una tomba insidiosa e insidiata. Che importa a lui se nessun uomo della legge vorrà domani assumere la difesa della sua giovinezza generosa? Egli,pensando a questa razza di filistei,si andrà ripetendo,tra un sorriso di sdegno e una amara ironia,l’ammonimento di Pietro Colletta: “Sono i curiali timidi nei pericoli,vili nelle sventure,plaudenti ad ogni potere,fiduciosi delle astuzie del proprio ingegno,usati a difendere le opinioni più assurde,fortunati nelle discordie,emuli tra loro per mestiere,spesso contrari,sempre amici”. Che importa a lui se gli hanno distrutta la casa,la dolce casa quiete e operosa,attorno alla quale le memorie della sua fanciullezza giuocavano a rimpiattino col bel sole e col bel cielo di Avenza? Che importa a lui se gli hanno perfino sequestrata la madre,la madre vigile e buona,bella di stanchezza e curva di pensieri? Egli sa che la madre,la donna che si ama sempre,è là,tutta ravvolta nella sua devozione,tutta rapita nella sua adorazione,e vi segue sempre e vi segue dovunque,camminando a piedi nudi sotto tutte le tempeste pur di non perdere le tracce del figlio. Che importa a lui se nessuna voce cara,e se nessun alito di affetto e se nessun palpito di persona amica arrivano nell’agghiacciante silenzio della sua cella senza cielo? Egli sa che vicini o lontani,uniti o dispersi,i suoi compagni di idea hanno allargato le braccia e lo hanno stretto nel cuore…”
Tratto da Torce nella notte di Virgilia D’Andrea
https://www.anarcopedia.org/index.php/Gino_Lucetti

 

 

Gino Lucetti

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SACCO E VANZETTI A 95 ANNI DALLA MORTE

SACCO E VANZETTI A 95 ANNI DALLA MORTE

 

Luigi Botta  è un profondo conoscitore della vicenda di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.

Di formazione artistica, inizia la propria attività nel settore delle arti visive sperimentali legandosi alle gallerie torinesi «Franzp» ed «Lp 220» di Franco Paludetto, alla cuneese «Studioerre» ed alla milanese «La Guzzina» di Lucio Cerioli. Nonostante la sua opera desti notevole interesse (di lui si occupa la più autorevole critica nazionale e non solo), cessa l’attività con l’organizzazione dell’happening «Oltre la piazza, per la città» del 15 agosto 1975 a Savigliano.

Attivo contemporaneamente nella redazione periferica della «Gazzetta del Popolo», ha l’occasione di scrivere del caso Sacco e Vanzetti per la prima volta nel giugno 1972, anno in cui conosce la sorella di Bartolomeo, Vincenzina, che frequenterà per alcuni lustri. È incaricato dal quotidiano ad occuparsi stabilmente della vicenda dei due anarchici: ciò gli permette di scrivere il primo libro sul caso già nel 1978 (Sacco e Vanzetti: giustiziata la verità, prefazione di Pietro Nenni, Edizioni Gribaudo) affrontando anche gli avvenimenti a posteriori, sino all’attualità della riabilitazione del 1977 ed oltre. Pubblica complessivamente oltre sessanta titoli, che risentono della sua formazione artistica e della sua passione storica, soprattutto subalpina, ed ecologica. L’interesse verso il sociale si fa sentire in alcuni libri (Margarita, Savigliano, 1984; Tra i partigiani, Beggiami, 1986; Savigliano e gli emigranti, Beggiami, 2004; Savigliano città d’acqua, Beggiami, 2005; Où il est l’enfant!, Beggiami, 2007; Il quartiere di Santa Monica, Beggiami, 2010; Una ciudad fuera del tiempo, Eduvim, 2011; Una bambina povera (a cura), Beggiami, 2012; Come la fenice (a cura), Beggiami, 2013; Questa fanciula a riceuto l’aqua, Beggiami, 2015; “Figli non tornate!” (1915-1918), Aragno, 2016). Negli anni dirige alcuni periodici («Natura Nostra», ambientalista e storico-artistico; «Scala B», arti visive; «Il germoglio», ecologista; «Joga Sadhana», culture alternative), si occupa del funzionamento di Radionuovainformazione e cura per sei anni (1975-1980) le rubriche Monumenti da salvare e Momenti culturali sulla `«Gazzetta del Popolo».

Il libri sul caso Sacco e Vanzetti

Sacco e Vanzetti: giustiziata la verità, prefazione Pietro Nenni, Edizioni Gribaudo, 1978

Sacco e Vanzetti: la fine di un breve sogno americano, Comune di Cento, 1916

La marcia del dolore, Nova Delphi Libri, 2017

Sacco & Vanzetti (Cronologia e strumenti di ricerca), Beggiami, 2017

1927-2017 Sacco e Vanzetti, (a cura), Il presente e la storia, 2017

Bartolomeo Vanzetti: Una vita proletaria – Retroscena del processo di Plymouth, ( a cura), Galzerano Editore, 2017

Le carte di Vanzetti, Aragno, 2019

I saggi sul caso Sacco e Vanzetti

Sacco e Vanzetti: giustiziata la verità, in «Costarossa», settembre 1978

Giustizia crocefissa, resuscitata 50 anni dopo?, in «Notiziario dell’Istituto Storico della Resistenza in Cuneo e Provincia», giugno 1988

Do you remember Nicola Sacco?, in «A Rivista Anarchica», dicembre 2012 – gennaio 2013

La storia infinita di Nicola e Bart, in «A Rivista Anarchica», novembre 2013

L’ultimo pasto dei condannati a morte, in «A Rivista Anarchica», estate 2014

La memoria nel cuore: Vincenzina Vanzetti e la sua battaglia per la verità, in «Il presente e la storia», dicembre 2014

“Noi non abbiamo conosciuto te da quel della barba” – La scelta anarchica di Bartolomeo Vanzetti, in «Il presente e la storia», giugno 2017

“Salimmo verso Court Street a consegnare alcune anguille” – La testimonianza processuale di Beltrando Brini, (con Lale Gursel), in «Il presente e la storia», giugno 2017

Noi e loro: Sacco e Vanzetti novant’anni dopo, (tavola rotonda), in «Frontiere», gennaio-dicembre 2017

Le anguille di Vanzetti, in «A Rivista Anarchica», luglio – settembre 2018

“Avremo da lottare e non poco”. Nasce nel 1958 a Villafalletto il Comitato di Riabilitazione Sacco e Vanzetti italiano, in «Il presente e la storia», dicembre 2018

L’Archivio Vanzetti: un secolo di lettere, petizioni e ritagli – Libri, carte e files raccontano Sacco e Vanzetti, in Fiamma Chessa e Alberto Ciampi (a cura), I luoghi del sapere libertario, Archivio Berneri-Chessa, 2019

Sacco e Vanzetti – Assassinati innocenti, in «A Rivista Anarchica», aprile 2020

“Quest’agonia è il nostro trionfo”. A cento anni dall’arresto di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, in «Il presente e la storia», dicembre 2020

A cento anni dall’arresto di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, in «Frontiere», gennaio-dicembre 2020

Nicola Sacco et Bartolomeo Vanzetti, in «Le Monde Libertaire», avril 2021

Sacco e Vanzetti. Il capitolo buio della giustizia americana. Lettere inedite dei familiari a cent’anni dalla iniqua condanna, in «Rivista Savej», dicembre 2021

Sono di prossima pubblicazione tre volumi, Coraggio, coraggio, coraggio! (per Aragno Editore), sull’epistolario familiare di Bartolomeo Vanzetti, che aggiorna e completa il volume Non piangete la mia morte (a cura di Vincenzina Vanzetti e Cesare Pillon), Editori Riuniti, 1962. Per il 2027, anno del centenario dell’esecuzione, è prevista la pubblicazione di cinque volumi (Il sogno americano, Il processo, La battaglia per la salvezza, La fine, La battaglia per la riabilitazione) che ripercorrono, con il corredo di migliaia di immagini e centinaia di schede, l’intera vicenda dei due anarchici italiani.

https://www.anarcopedia.org/index.php/Luigi_Botta

 

https://www.academia.edu/video/l2bAQl

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QUEL LONTANO 29 LUGLIO DEL 1900

La sera di domenica 29 luglio 1900Gaetano Bresci uccise a Monza re Umberto I di Savoia, sparandogli contro tre colpi di pistola (o quattro, le fonti storiche non concordano).

Il sovrano stava rientrando in carrozza nella sua residenza monzese dopo una premiazione in una società sportiva. L’omicidio –

immortalato in una celebre tavola del pittore Achille Beltrame per la «Domenica del Corriere» – avvenne sotto gli occhi della popolazione festante che salutava il monarca. Bresci si lasciò catturare senza opporre resistenza.

Immediatamente dopo l’arresto dichiarò:

«Ho attentato al Capo dello Stato perché è responsabile di tutte le vittime pallide e sanguinanti del sistema che lui rappresenta e fa difendere. Concepii tale disegnamento dopo le sanguinose repressioni avvenute in Sicilia in seguito agli stati d’assedio emanati per decreto reale. E dopo avvenute le altre repressioni del ’98 ancora più numerose e più barbare, sempre in seguito agli stati d’assedio emanati con decreto reale».

Fonte: Anarcopedia

 

 

Alle grida strazianti e dolenti Di una folla che pan domandava, Il feroce monarchico Bava Gli affamati col piombo sfamò. Furon mille i caduti innocenti Sotto il fuoco degli armati caini E al furor dei soldati assassini: “Morte ai vili!”, la plebe gridò. Deh, non rider, sabauda marmaglia: Se il fucile ha domato i ribelli, Se i fratelli hanno ucciso i fratelli, Sul tuo capo quel sangue cadrà. La panciuta caterva dei ladri, Dopo avervi ogni bene usurpato, La lor sete ha di sangue saziato In quel giorno nefasto e feral. Su, piangete mestissime madri, Quando scura discende la sera, Per i figli gettati in galera, Per gli uccisi dal piombo fatal.

 

Parco Gaetano Bresci
Parco Gaetano Bresci

Carrara Parco Gaetano Bresci. Bresci, assassinando il re, uccise un principio. Foto scattata l'11 luglio 2020
Carrara Parco Gaetano Bresci. Bresci, assassinando il re, uccise un principio. Foto scattata l’11 luglio 2020

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Viaggio attraverso Utopia

 

Viaggio attraverso Utopia

 

“La stessa utopia ha tanti cerchi e bolge quanti il Paradiso e l’Inferno che Dante ha percorso con la guida di Virgilio. E Maria Luisa Berneri è la guida migliore per entrare in questa dimensione alternativa […]In qualità di vecchio ricercatore sulle utopie ho una speciale predilezione per questa opera perché essa è lo studio più completo e penetrante su questo territorio ideale che io conosca, in qualsiasi lingua”. (Lewis Mumford)

“La nostra è un’epoca di compromessi, di mezze misure, di male minore. I visionari vengon derisi o disprezzati e «gli uomini pratici» governano la nostra vita. Non cerchiamo più soluzioni radicali ai mali della società, ma miglioram

 

enti; non cerchiamo più di abolire la guerra, ma di evitarla per un periodo di qualche anno; non cerchiamo di abolire il crimine, ma ci accontentiamo di riforme penali; non tentiamo di abolire la fame, ma fondiamo organizzazioni mondiali di carità.

In un’epoca in cui l’uomo è tanto attirato da ciò che è realizzabile e suscettibile di immediata realizzazione, potrebbe essere salutare esercizio rivolgerci agli uomini che han sognato Utopie, che hanno respinto tutto ciò che non corrispondeva al loro ideale di perfezione. Spesso ci sentiamo umili quando leggiamo di questi Stati e di queste città ideali, perché comprendiamo la modestia delle nostre rivendicazioni e la limitatezza della nostra fantasia”. (Maria Luisa Berneri)

Indice dell’opera

Maria Luisa Berneri: una vita attraverso l’utopia
Antonio Senta

Nota
Vernon Richards

Prefazione alla prima edizione in lingua ingleseGeorge Woodcock

Prefazione all’edizione in lingua spagnola
Lewis Mumford

Introduzione

 

1. Utopie dell’antichità

1.1 Platone, Repubblica
1.2 Plutarco, Vita di Licurgo
1.3 Aristofane

2. Utopie del Rinascimento

2.1 Moro, Utopia
2.2 Campanella, La città del Sole2.3 Andreä, Christianopolis
2.4 Bacone, Nuova Atlantide
2.5 Rabelais, L’abbazia di Thélème

3. Utopie della Rivoluzione inglese

3.1 Winstanley, La legge della libertà

4. Utopie dell’Illuminismo

4.1 De Foigny, Una nuova scoperta della Terra incognita Australis
4.2 Diderot, Supplemento al Viaggio di Bougainville

5. Utopie del XIX secolo

 

5.1 Cabet, Viaggio a Icaria
5.2 Lytton, La razza futura
5.3 Bellamy, Guardando indietro
5.4 Morris, Notizie da nessun luogo
5.5 Richter, Immagini del futuro socialista

6. Utopie moderne

6.1 Hertzka, Terralibera; Wells, Una moderna Utopia e Uomini come Dei; Zamyatin, Noi; Huxley, Mondo nuovo
6.2 Utopia del vagabondo

Bibliografia

Postfazione

L’immaginario sovversivo. Il ruolo dell’utopia nell’anarchismo

Antonio Senta

 

 

 

 

Per info e richieste

[email protected]

 

Viaggio attraverso utopia
Viaggio attraverso utopia

Viaggio attraverso Utopia – Maria Luisa Berneri



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5° FESTIVAL SEDICIDAGOSTO 20-21 AGOSTO A ROCCATEDERIGHI

20-21 AGOSTO A ROCCATEDERIGHI

Anche quest’anno confermiamo la nostra presenza con alcune individualità della Cassa Anti-repressione Bruno Filippi al sesto festival del sedicidagosto in ricordo di Sante Caserio. presenti a Roccatederighi per il Festival della cultura libertaria in ricordo di Sante Caserio. L’evento sarà caratterizzato dalla presenza di numerose individualità e gruppi anarchici e libertari,una occasione per ritrovarci a mangiare,bere e cantare tutti insieme e riallacciare le lotte di ieri a quelle di oggi. Saremo li con la bancarella informativa della Cassa Anti-repressione con numerosi libri e maglie il cui ricavato sarà destinato ai compagni e alle compagne in carcere colpiti dalla repressione.
Per i dettagli del Festival è possibile consultare la locandina dell’evento con l’intero programma con tutti i dettagli per questi 2 giorni di Festival.

20-21 AGOSTO A ROCCATEDERIGHI

https://www.anarcopedia.org/index.php/Sante_Caserio

 

Per info e richieste
[email protected]

 

5° FESTIVAL SEDICIDAGOSTO

 

Cassa Anti-repressione

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Bologna 28 maggio 2022 con la Cassa Anti-repressione Bruno Filippi e il Mercatino Multietnico

Bologna Parco della Montagnola con il mercatino multietnico e la Cassa Anti-repressione Bruno Filippi

Catalogo libreria Cassa Anti-repressione Bruno Filippi

 

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E’ disponibile la T-shirt di Emma Goldman

Riceviamo e pubblichiamo dalla Cassa Anti-repressione Bruno Filippi

“Se non posso ballare allora non è la mia rivoluzione”

 

E’ disponibile la maglia di Emma Goldmancolor fucsia. E’ possibile richiederle al costo di 20 euro inclusi i costi di spedizione cliccando sul pulsante Paypal al termine dell’articolo, oppure inviando un messaggio alla chat della pagina.

In alternativa, le maglie possono essere richieste al costo di 20 euro nel caso in cui se ne richieda una sola, 2 maglie si possono ottenere al costo di 35 euro, 3 maglie al costo di 45 euro, chiaramente sono inclusi i costi di spedizione.
Per richiederle inviare una e-mail all’indirizzo di posta che segue. Richiedete la vostra inviando una e-mail all’indirizzo di posta elettronica che segue:
🙂

Taglie disponibili:
S – M – L – XL

Emma Goldman nacque nella provincia russa di Kovno (ora Kaunas, Lituania) il 29 giugno 1869. La madre, Taube Bienowitch, s’era sposata in seconde nozze con Abraham Goldman, di professione faceva impiegato statale, Emma fu il primo frutto della coppia.

La gioventù

L’infanzia trascorse tranquilla a Kovno, anche se Emma rimase colpita da alcuni episodi di profonda ingiustizia e di oppressione verso il padre, perseguitato dagli scinovniki cristiani in quanto ebreo e rappresentante dello Stato.

Dopo un periodo trascorso a casa della nonna, a Konigsberg (Prussia orientale), dove frequentò la scuola pubblica e ricevette anche un’istruzione privata, all’età di tredici anni Emma si trasferì con la famiglia a San Pietroburgo. Era questa una città dai grandi fermenti rivoluzionari, di matrice nichilista e contro il potere zarista. Emma si sentì attratta dalle idee rivoluzionarie ed entrò immediatamente in conflitto con il padre, conformista ed autoritario. Tutte queste esperienze negativa maturarono in lei la coscienza dell’ingiustizia eternamente subita dalle donne nei confronti degli uomini e dei genitori. Si formò così in questa fase il pensiero anarchico e femminista di Emma Goldman.

Libreria della Cassa Anti-repressione Bruno Filippi

 

 

 

 

Emma Goldman


T-SHIRT EMMA GOLDMAN



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“La rivoluzione russa in Ucraina”

E’ disponibile la nuova edizione di Nestor Makhno, “La rivoluzione russa in Ucraina
“Tengo anzitutto a prevenire il lettore dell’assenza di documenti importanti che avrebbero dovuto figurare in questo volume: deliberazioni e proclami dell’Unione dei Contadini di Guliai-Polé, del Soviet dei Deputati contadini e operai e del loro ispiratore, il gruppo anarco-comunista contadino di Guliai-Polé.
Sempre all’avanguardia, li ha guidati spiegando loro il senso e la portata degli avvenimenti che si svolgevano ed esponendo loro i fini dei lavoratori in generale e quelli degli anarco-comunisti, più vicini alla mentalità contadina, in particolare.
Mi dispiace, inoltre, di non essere in possesso delle fotografie del gruppo anarco-comunista di Guliai-Polé che, assieme a delle brevi notizie biografiche,
mi sarebbe piaciuto veder occupare il primo posto fra i documenti relativi alla Rivoluzione russa in Ucraina, al movimento Makhnovista nato da questa rivoluzione, ai principî che hanno guidato questo movimento, alle azioni, infine, che ne furono la conseguenza.
La mia esposizione dei fatti è interamente conforme alla verità storica, sia che essa tratti della Rivoluzione russa in generale, sia del nostro ruolo in particolare.
Potranno contestarla soltanto quegli «storici» della Rivoluzione russa che non parteciparono agli avvenimenti rivoluzionari dei quali si tratta in queste memorie e che, benché si fossero avvicinati alla Rivoluzione, non riuscirono ad affermarsi presso i rivoluzionari dei paesi stranieri come persone che conoscono a fondo e in tutti i particolari la grande Rivoluzione russa.
Sapremo sempre confutare queste critiche, perché esse mancano di fon- datezza e questi «esperti» perché non sanno di cosa parlano, né contro cosa gridano… Il mio solo rammarico è che queste memorie non vedano la luce in Ucraina e non vengano pubblicate in russo, né in ucraino.
La colpa è delle circostanze ed io non posso nulla contro di esse”.

Nestor Makhno

Il gruppo anarco-comunista si è adoperato, con una costanza ammirevole, a riunire sotto la sua bandiera i contadini e gli operai della regione di Guliai-Polé.
Makhno

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L’UOMO FINISCE DOVE COMINCIA IL SOLDATO !!!

Riceviamo e pubblichiamo da Savona

Anche sul nostro territorio sabato 14 e domenica 15 si svolgerà un raduno di alpini a Quiliano e Vado lig con il patrocinio delle due amministrazioni comunali. Riteniamo questa iniziativa fuori luogo e fuori tempo per il momento storico che stiamo attraversando.
Da oltre due mesi è in atto un conflitto alle porte della civile Europa, conflitto che vede il nostro paese cobelligerante in quanto fornitore di armamenti ad uno dei due paesi in guerra e applicatore di sanzioni economiche all’altro, quindi una presa di posizione netta ponendo in secondo piano risoluzioni diplomatiche, sia per evitare che accadesse sia per raggiungere accordi di cessazione del conflitto stesso.
Non entriamo nel merito dei gravi fatti accaduti a Rimini durante l’adunata nazionale degli alpini, riguardanti i molteplici casi di molestie sessuali, fatti ampiamente trattati dalla cronaca e di cui si occupano collettivi femministi a partire da NUDM Rimini, e ci auguriamo non accadano anche da noi, sperando che qui non siano molti gli “infiltrati”.
Non vediamo il senso del continuare a promuovere iniziative di associazioni paramilitari, se si vuole riconoscere loro la partecipazione ad attività nel sociale, occorre ricordare che sempre in modo paramilitare questo avviene ed è sempre avvenuto. Uno spirito di corpo che anche da civili riconduce ad un modello militare con tutti gli annessi, gerarchie e riti di una vita militare che se subita in età di servizio militare viene enfatizzata da una fantomatica nostalgia. La vera nostalgia può essere per la giovenù perduta non certo per il servizio militare altrimenti rischia di diventare fanatismo.
Contestiamo il continuare a promuovere iniziative del genere, iniziative che, da sempre, tendono a promuovere un’ immagine positiva del militare, inteso sia come organismo che come singolo individuo, promuovere la sua vicinanza alla gente in modo che si crei un’accettazione della presenza
di uniformi sui territori che sempre più sono militarizzati a sostegno dell’ordine pubblico.
Ricordiamo che nella realtà il militare nasce per egemonizzare, per conto dello stato ed al suo servizio, l’uso delle armi e della violenza, chi conosce la storia sa quanti siano i casi in cui l’esercito è stato impiegato in modo repressivo verso le proteste di popolo.
Un corpo militare se è portatore di pace, di pace armata sempre si tratta, questo si ottiene con le varie missioni di pace.
Oltre a questo raduno, negli stessi giorni, a Genova sarà effettuato lo spettacolo delle frecce tricolori, ennesima esibizione muscolare del militarismo italico, panem e circensem dicevano i latini, mai attuale come oggi, esibizioni volte a far dimenticare che anche i velivoli militari sono strumenti di morte. Tutti a testa in su ad ammirare lo spettacolo, quelli che subiscono i bombardamenti non guarderanno con lo stesso spirito gli aerei sopra le loro di teste.
Operazioni che in questo momento possiamo tranquillamente definire di war-washing, promozione di un modo di essere che non ci appartiene e non dovrebbe appartenere a nessun individuo.
Operazioni promotrici di nazionalismo con la retorica della patria, dell’eroe e del buono italiano con chiari intendimenti revisionisti, ne è un esempio la recente istituzione della festa degli alpini in occasione di una battaglia combattuta in una guerra fascista dove noi italiani eravamo gli invasori.
Invitiamo le persone a disertare e a boicottare queste iniziative e le iniziative future, chi si considera dalla parte della pace non può sostenere alcuna forma di militarismo, il pacifismo senza antimilitarismo rischia di essere solo un pensiero astratto, la pace deve essere la naturale convivenza fra i popoli, se la pace si ottiene con le armi si avrà una sopraffazione che prima o poi tornerà ad essere guerra.

L’UOMO FINISCE DOVE COMINCIA IL SOLDATO !!!

SAVONA PER IL DISARMO

 

L'UOMO FINISCE DOVE COMINCIA IL SOLDATO !!!
L’UOMO FINISCE DOVE COMINCIA IL SOLDATO !!!

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L’anarchia spiegata a mia figlia

L’anarchia spiegata a mia figlia

Nessun libro come questo, è in grado di spiegare nella maniera più semplice possibile che cos’é l’anarchia, quel termine reso così brutto da stati e governi, bistrattata e insultata nei secoli solamente perché nei fatti persegue solo sani ideali per una società senza sfruttatori e sfruttati.
“Attraverso un’esposizione lineare, esempi concreti e concetti elementari, utilizzando la forma dialogica dell’incontro tra un padre militante di vecchia data e la giovane figlia che si affaccia alla curiosità della vita, vengono qui linearmente esposti i cardini etici e politici alla base del pensiero anarchico.
Nel corso di un’ipotetica giornata, incalzato dalle domande della figlia, il padre affronta con sincerità intellettuale e innegabile passione politica i temi che da sempre animano il dibattito e l’azione degli anarchici: i presupposti di libertà e uguaglianza
contrapposti a quelli di autorità e dominio (dello Stato, della Chiesa, del Capitale…), il principio di delega, la coerenza tra mezzi e fini, la lotta all’oppressione e allo sfruttamento, il problema della violenza, la tensione alla giustizia sociale, all’autogestione e al mutuo appoggio.
Nel solco della tradizione del pamphlet politico, un piccolo testo “educazionista” utile ai neofiti giovani o meno giovani e dedicato a tutti coloro i quali non si sono ancora rassegnati all’idea che l’utopia è qualcosa di irrealizzato, non di irrealizzabile.”

 

L'anarchia spiegata a mia figlia
L’anarchia spiegata a mia figlia

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Finzi Paolo, “La nota persona. Errico Malatesta in Italia. Dicembre 1919-Luglio 1920”

La nota persona

 

Alla fine del 1919, dopo oltre cinque anni di esilio (per sfuggire ad un mandato di cattura spiccato in relazione alla Settimana Rossa), l’anarchico Errico Malatesta riesce finalmente a rientrare in Italia. I

l suo arrivo – anche per le traversie e la mobilitazione popolare che l’hanno preceduto – costituisce un avvenimento di grande rilievo nel panorama sociale e politico italiano . Nel già surriscaldato clima del “biennio rosso”, Malatesta inizia subito un lungo giro di comizi che, in molte località dell’Italia centro-settentrionale, costituiscono l’occasione per affollate manifestazioni di piazza.

Il movimento anarchico conosce una rapida crescita, le tematiche libertarie (anche grazie all’Unione Sindacale Italiana) coinvolgono ampi settori del proletariato, nel febbraio ’20 inizia a uscire (con una tiratura intorno alle 50.000 copie) il quotidiano anarchico “Umanità Nova ” (e Malatesta ne è il direttore), scioperi e lotte si susseguono, già si parla di occupazione delle fabbriche e delle terre: in questo contesto si colloca il progetto rivoluzionario del “fronte unito proletario “, tendente a coagulare alla base anarchici, socialisti e repubblicani.

Seguendo quasi quotidianamente Malatesta nei suoi spostamenti, comizi, incontri, scritti, traversie giudiziarie , ecc., questo studio presenta inevitabilmente un affresco più generale dell’altra Italia — quella dei proletari, dei sovversivi, degli anarchici – nel primo semestre del ’20.

Emergono così pagine di storia del movimento operaio e socialista che il predominio della storiografia marxista ha sempre cercato di cancellare.

 

Per info e richieste:

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Finzi Paolo.
La nota persona. Errico Malatesta in Italia.
Dicembre 1919 – Luglio 1920.
Misterbianco. La fiaccola 2011, 8°, pp. 260.

 

La nota persona
La nota persona




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Omaggio a Franco Serantini nel 50° anniversario della morte

 

Nel 50° anniversario della morte di Franco Serantini, giovane anarchico brutalmente picchiato dalla polizia durante una manifestazione antifascista e lasciato morire in carcere, ci domandiamo se verrànno mai individuati i responsabili dei fatti accaduti tra il 5 e il 7 di maggio del 1972 e se questi non si
sentiranno in dovere di fare ammenda e di riconoscere le proprie colpe, e se le istituzioni responsabili non riterranno che anche per questo caso, così come per altri avvenuti in quello stesso periodo, sia giunto il momento di fare giustizia.
Ed è qui la ragione di questo libro, offrire ai cittadini e agli studiosi uno strumento di approfondimento, basato su documenti inediti, scritti e testimonianze disponibili, che la Biblioteca intitolata a Franco custodisce affinché siano trasmessi alle future generazioni.
Contiene ricco apparato iconografico in bianco e nero e a colori.

Sabato 7 maggio mattina nella sede della Biblioteca e alla presenza del direttore, Stefano Gallo, della presidentessa dell’Associazione amici della Biblioteca, Elena Franchini, e di Lorenzo Carletti (insegnante) verrà effettuata la premiazione dei lavori delle studentesse e degli studenti che hanno partecipato al Concorso d’arte “Franco Serantini 1972-2022”.

 

Franco Serantini
Franco Serantini

 

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LO SCIOPERO ARMATO

LO SCIOPERO ARMATO

 

L’alba del ventesimo secolo, che si apre con l’uccisione di Umberto I da parte di Gaetano Bresci, segna anche l’inizio del più lungo periodo di ininterrotta assenza di Malatesta dal suolo italiano. Sulle colonne della Rivoluzione Sociale, così come in tante altre pubblicazioni e nei discorsi, egli riafferma e sviluppa con coerenza in questi anni i due pilastri fondamentali della sua tattica: il movimento operaio come base irrinunciabile dell’anarchismo; e l’insurrezione come ineludibile passo, a cui è necessario prepararsi, verso l’emancipazione. Mentre nel decennio precedente era stato sul primo punto che aveva dovuto insistere, l’ascesa del sindacalismo rivoluzionario, con la sua affermazione dell’autosufficienza del movimento operaio, rende ora necessario accentuare il secondo punto. In contrapposizione al concetto dello sciopero generale come arma rivoluzionaria, Malatesta compendia efficacemente la sua tattica nel concetto di “sciopero armato”. In questa fase di estraniamento dal movimento anarchico in patria, da una parte Malatesta elabora le idee-guida che informeranno i suoi successivi ritorni in Italia, e dall’altra si afferma indiscutibilmente come la figura di maggior spicco del movimento anarchico internazionale, sia, suo malgrado, agli occhi della stampa mondiale, che lo bersaglia di interviste ad ogni evento di cronaca che abbia a che fare con l’anarchismo, sia soprattutto all’interno del movimento, con lo storico congresso di Amsterdam del 1907.

Il lungo esilio londinese (1900-1913)

A cura di Davide Turcato. Saggio introduttivo di Carl Levy

pp. 320 EUR 25,00

ISBN 978-88-95950-38-9

Le richieste dei libri possono essere inviate a questi indirizzi email:

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LO SCIOPERO ARMATO
LO SCIOPERO ARMATO

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LA SOTTILE LINEA ROSSA

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

 

LA SOTTILE LINEA ROSSA

 

Ci è voluta l’IFA perché la Federazione Anarchica Italiana condannasse l’aggressione criminale all’Ucraina. Infatti, nel comunicato della FAI del 25 febbraio (federazione anarchica italiana) la Federazione Russa è menzionata solo per dire che “si trova in una posizione difensiva che la costringe ad attaccare per rimanere in piedi”. Sull’organo ufficiale della FAI, Umanità Nova, non un articolo sul genocidio in atto in Ucraina. Bucha è una parola che sul sito di UN non compare nemmeno per sbaglio. Per questi signori i poveri resti nelle fosse comuni non sono nemmeno degni di nota: hanno forse il dubbio che si tratti di pupazzi di cartapesta costruiti dalla NATO e dall’ENI? La FAI non ha esitato ad appoggiare la resistenza in Rojava del comunista Öcalan, è invece restia anche solo ad associare i termini resistenza ed Ucraina. Questo è alquanto singolare poiché in Ucraina non esiste solo il battaglione Azov, ma ci sono anche anarchici che combattono e resistono in nome di una prospettiva antiautoritaria (CrimethInc. : Guerra e anarchici: Prospettive antiautoritarie in Ucraina). Dopo l’ANPI (che “condanna fermamente il massacro di Bucha, in attesa di una commissione d’inchiesta internazionale guidata dall’Onu e formata da rappresentanti di Paesi neutrali, per appurare cosa davvero è avvenuto, perché é avvenuto, chi sono i responsabili”) anche la FAI manifesta una evidente ambiguità, come se tra il comunismo marxista-leninista del Partito dei CARC (“Putin lotta controimperialismo”) e il comunismo anarchico la linea di confine non fosse ben marcata.

 

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L’UNICO MAX STIRNER TERZA EDIZIONE ITALIANA DEL 1922

Max Stirner L’Unico 1922. Milano Casa Editice Sociale ,terza edizione completa dal tedesco con.uno studio di Vittorio Roudine sulla vita e l’ opera di Max Stirner Max Stirner (stampato dalla tipografia della Società editrice Avanti

 

Max Stirner è lo pseudonimo di Johann Kaspar Schmidt (Bayreuth, Germania, 25 ottobre 1806 – Berlino, Germania, 26 giugno 1856), filosofo tedesco sostenitore radicale di posizioni antistataliste che risaltano l’ateismo e l’egoismo. Il suo nom de plume prende spunto da un soprannome che gli era stato dato dai compagni di scuola a motivo della sua alta fronte (Stirn).

«Vale di più l’uomo libero o la libertà?»
«Io ho riposto la mia causa nel nulla»
«Io troverò sempre dei compagni che si uniranno a me senza prestare giuramento alla mia bandiera»

 

 

 

 

iL'UNICO MAX STIRNER

 

 

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MAGLIE GAETANO BRESCI

Sono disponibili le ultimissime maglie di Gaetano Bresci regicida di umberto primo “Per un mondo senza politici Io voto Gaetano Bresci”.

Taglie disponibili: M – L – XL

Il costo della maglia è 20 euro incluse le spese di spedizione.

Per info e richieste: [email protected]

Maglie Gaetano Bresci


MAGLIE GAETANO BRESCI



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GUERRA A TUTTE LE GUERRE GUERRA ALL’IPOCRISIA

Riceviamo e pubblichiamo da Savona

GUERRA A TUTTE LE GUERRE

GUERRA ALL’IPOCRISIA

Siamo da sempre contro ogni guerra e non solo contro l’ultima in ordine di tempo o in ordine di prossimità chilometrica; da sempre solidali con chi delle guerre subisce le conseguenze nel corpo e nella mente, gli individui e i popoli. Nonostante siano promosse da spiriti nazionalistici, comoda maschera di interessi economici o forma di slancio fanatico, tutte le guerre portano incrementi di ricchezza per i potenti mentre a chi le subisce portano solo lutti, privazioni e aumento del malessere sociale.
Siamo da sempre contro il commercio, ed il conseguente traffico, degli armamenti, spacciato come utile per il PIL nazionale; come contrari siamo alla spesa militare e alle missioni italiane mosse sempre a tutela degli interessi economici di aziende nazionali, in primis ENI, operazioni belliche spesso mascherate da missioni di “pace”.
Argomenti sempre affrontati con enorme ipocrisia da parte di chi governa il paese, ipocrisia di forze politiche e sindacali supportate da un’informazione mainstream a senso unico, oramai asservita al sistema, una nuova forma di MINCULPOP (per i giovani Ministero della Cultura Popolare al tempo del ventennio fascista) in un paese che non brilla per la libertà di stampa.
Questa ipocrisia è assorbita mediaticamente dai singoli individui portati ad essere schierati emotivamente dalla parte di uno dei paesi in conflitto perdendo di vista la complessità delle espansioni politiche-militari- economiche ed il fallimento di qualunque forma di diplomazia politica con l’annullamento di quegli organismi sovranazionali ad essa preposti.
Ipocrisia nella solidarietà ai profughi di un solo popolo quando sugli stessi confini, dove essi transitano, altri profughi soffrono freddo e fame e muoiono nel silenzio assordante di tutti coloro che in questi tempi sono, giustamente, indignati. Ipocrisia che porta a creare profughi di serie A e profughi di serie inferiori, ricordiamo che molti plaudivano ai naufragi nel Mediterraneo o impedivano alle navi che prestavano soccorso ai profughi l’approdo ai nostri porti.
Ipocrisia del governo e dell’UE nel mascherare la loro partecipazione al conflitto russo-ucraino, nel momento in cui si sanziona un paese e si inviano armamenti all’altro è una chiara presa di posizione e intervento che prelude a prossime manovre nella stessa area.
Ipocrisia di chi usa la guerra per trarne non solo benefici economici ma visibilità mediatica.
Ipocrisia di chi nelle proteste per la pace porta in piazza simboli e bandiere di forze che promuovono l’invio di armi nei teatri di guerra.
Noi crediamo fermamente nella pace fra i popoli, pace naturale non ottenuta con le armi per la sconfitta di uno e la supremazia dell’altro.
Contro ogni governo, contro ogni alleanza e contro ogni religione
sempre dalla parte di individui e popoli, solidali con gli oppressi.
QUANDO UNO STATO SI PREPARA AD AMMAZZARE
SI FA CHIAMARE PATRIA.
Antimilitaristi e anarchici

GUERRA A TUTTE LE GUERRE GUERRA ALL'IPOCRISIA

 

 

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