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Dario Fo e il suo passato fascista nella Repubblica di Salò.

Il passato Repubblichino di Dario Fo non e’ un mistero per molti ma altrettanti sono all’oscuro dei suoi trascorsi di rastrellatore nella Repubblica di Salò. In un primo momento Fo negò di avervi appartenuto…

Il passato Repubblichino di Dario Fo non e’ un mistero per molti ma altrettanti sono all’oscuro dei suoi trascorsi di rastrellatore nella Repubblica di Salò. In un primo momento Fo negò di avervi appartenuto per poi ammettere conseguentemente ma vediamo nei dettagli la sua storia.Già negli anni ’70 era saltato fuori questo scabroso e ingombranante “marchio”, ma allora scelse un’altra strada per giustificare la sua adesione alla Rsi.
Nel 1975, Giancarlo Vigorelli, in un corsivo pubblicato sul quotidiano dell’Eni Il Giorno, scriveva: “Anche Fo sa di avere in pancia l’incubo dei suoi trascorsi fascisti”. Fo querelò il giornalista e il quotidiano per diffamazione, e la vicenda si concluse con la pubblicazione di una “rettifica”.
Le argomentazioni presenti in tale rettifica Fo le rilancia anche nel 1978 al processo per diffamazione intentato contro il settimanale di destra Il Nord che nel 1977, aveva rispolverato ancora una volta i suoi trascorsi fascisti, additandolo come “repubblichino e rastrellatore” di partigiani. A la Repubblica del 22 marzo 1978 Fo dichiara “Io repubblichino? Non l’ho mai negato. Sono nato nel ’26. Nel ’43 avevo 17 anni. Fin a quando ho pututo ho fatto il renitente. Poi è arrivato il bando di morte. O mi presentavo o fuggivo in Svizzera”. E motiva di essersi arruolato volontario per non destare sospetti sull’attività antifascista del padre, quindi d’accordo con i partigiani amici del padre.
Nella sentenza che assolve per intervenuta amnistia il direttore de Il Nord e condanna il collaboratore per la sola asserzione “Fo intruppato nel battaglione `A. Mazzarini’ della Gnr”, si legge tra l’altro che Fo “anche se ha cercato di edulcorare il suo arruolamento volontario (nei paracadusti repubblichini, ndr) sostenendo di aver svolto la parte dell’infiltrato pronto al doppio gioco (…) le sue riserve mentali lasciano il tempo che trovano”. Inoltre pur non essendo accertata la partecipazione di Fo alle operazioni in Val Canobbina cui fecero sicuramente parte i paracadutisti di Tradate, “lo rende in certo modo moralmente corresponsabile di tutte le attività e di ogni scelta operata da quella scuola nella quale egli, per libera elezione, aveva deciso di entrare. è legittima dunque per Fo non solo la definizione di repubblichino, ma anche quella di rastrellatore”. La sentenza non fu appellata.
Fo torna ora su quel periodo, ma la sua versione dei fatti è un’altra volta cambiata. “A differenza di Vivarelli che, sebbene per poco, ci credette – dichiara Fo al CdS del 6 novembre scorso -, io lo feci per ragioni molto più pratiche: cercare di imboscarmi, di portare a casa la pelle (…)”. “Io e tanti miei amici chiamati alla leva, per evitare il fronte le pensavamo tutte”. E per evitare di essere deportato in Germania “la scappatoia” fu quella di “arruolarmi nell’artiglieria contraerea di Varese. Una contraerea mancante dei pezzi fondamentali, i cannoni. Una situazione ideale per noi, che contavamo di tornarcene tranquillamente a casa. In permesso perenne”. E invece, continua Fo “era una trappola. Appena arruolati ci caricarono sui treni merci, ci fecero indossare divise tedesche e ci affidarono all’esercito del Reich, per farci addestrare sul serio. In realtà ci usarono come bassa manovalanza (…) A un certo punto capimmo che ci avrebbero trasportati in Germania a sostituire gli artiglieri tedeschi massacrati dalle bombe. E allora altra fuga. L’unico scampo era arruolarsi nella scuola dei paracadutisti di Tradate, a due passi da casa mia. (…) Finito l’addestramento, fuga finale. Tornai nelle mie valli, cercai di unirmi ai partigiani, ma non era rimasto nessuno”. “Eravamo proprio così – conclude -, disertori continui, giovanotti spaventati, disorientati. Uomini in fuga, ingaggiati con la truffa, incastrati con la violenza. Buona parte dell’esercito di Salò era composta da gente come noi, senza bandiere, preoccupata di una sola cosa: sopravvivere”. E la tesi che si era arruolato nella Rsi su incarico delle formazioni partigiane…? Mentiva ieri o mente oggi? La verità è che Fo continua ad imbrogliare sul suo passato repubblichino, un passato che oggettivamente non rinnega. E del resto che egli sia un incallito imbroglione trotzkista lo dimostra la sua storia politica, a prescindere dai trascorsi fascisti. Una storia che lo ha visto oscillare da posizioni “ultrasinistre”, filoterroriste e anticlericali, quando si trattava di ingannare tanti rivoluzionari negli anni della contestazione giovanile, a quelle ultraparlamentariste che lo hanno visto rifluire senza pudori nell’ovile della borghesia negli anni ’80. Cosicché non solo si guadagna lo sdoganamento della Tv di Stato che lo aveva cacciato nel ’62, ma perfino quello del grande capitale italiano che decide di assumerlo come insegnante di uno stage nella sua accademia per eccellenza, la Bocconi, e perfino del governo americano che negli anni ’90 gli concede il visto di ingresso. Poi arriva il Nobel che va a ritirare inchinandosi ai reali di Svezia e infine lo sdoganamento del Vaticano, che tramite le Edizioni Paoline gli offre di scrivere un saggio. Milani nella sua dichiarazione dice: «L’allievo paracadutista Dario Fo era con me durante un rastrellamento nella Val Cannobina per la conquista dell’Ossola, il suo compito era di armiere porta bombe».
Altre testimonianze di una decina di ex camerati di Tradate (C.Mgg.Par. Landuccio Landucci, Par. Achille Boidi, All.Par. Mario Gobetti, C.Mgg.Par. Giovanni Villa), oltre quella del citato Comandante partigiano Giacinto Luzzarini che sbugiardò Fo.
«Ad ogni modo – dice ancora Lazzarini – se Dario Fo si arruolò nei Paracadutisti repubblichini per consiglio di un Capo partigiano, perchè non l’ha detto subito, all’indomani della liberazione? Sarebbe stato un titolo a suo onore. Perchè tenere celato per tanti anni un episodio che va a suo merito?».
Il Tribunale di Varese, in data 7 marzo 1980, sentenziò che è «perfettamente legittimo definire Dario Fo repubblichino e rastrellatore di partigiani». Milani fu assolto dal Pretore di Varese il 16 maggio 1980 con formula piena, perchè il fatto non sussiste. Dario Fo non impugnerà mai la sentenza e non ricorrerà ai gradi successivi, dunque sentenza definitiva.
Una dichiarazione di Ercolina Milanesi, nel 1944/45 sfollata a Cittiglio (VA), racconta che conosceva bene Dario Fo e ricorda che «…un giorno si presentò tronfio come un gallo per la divisa che portava e ci tacciò di pavidi per non esserci arruolati come lui».
In un successivo articolo (non firmato) apparso su GENTE il 17 agosto 1979, si spiega tutto il procedimento processuale, con le dovute assoluzioni.

Mentiva ieri o mente oggi? La verità è che il giullare Fo continua ad imbrogliare sul suo passato nella Repubblica Sociale Italiana. E del resto che egli sia un incallito imbroglione trotzkista lo dimostra il suo passato politico che lo ha visto oscillare da posizioni ultrasinistre e anticlericalinegli anni della contestazione a quelle ultraparlamentariste. Cosicché non solo si guadagnò lo sdoganamento della Tv di Stato che lo aveva cacciato nel 1962, ma perfino quello del grande capitale italiano che decide di assumerlo come insegnante di uno stage alla Bocconi di Milano.
Poi arriva il Nobel che va a ritirare inchinandosi ai reali di Svezia e infine lo sdoganamento del Vaticano. che tramite le Edizioni Paoline gli offre di scrivere un saggio. La scesa in campo per la poltrona di sindaco di Milano è la ciliegina sulla torta della sua parabola ultraparlamentarista.
Candidatura accolta con entusiasmo da Rifondazione Comunista all’area della cosiddetta sinistra alternativa e dal comico Beppe Grillo che dal suo blog ne sponsorizzò la campagna elettorale. Per tutti Dario Fo era un “patrimonio per le sinistre e per tutta la città”. Peccato che questo presunto patrimonio, affondi le sue radici in un trascorso di imbroglione e rinnegato. Insomma, questo Dario fu e la si finisca con le commedie.
imm1

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