Lo stato colpisce,il “cittadino” si lamenta ma poi lo assolve.

Una maniera di constatare quanto lo stato sia una religione, un dogma incorporato nelle coscienze, è quella di leggere certi commenti di persone (e sono molte) straordinariamente incazzate con lo stato, ma che tuttavia, neanche troppo tra le righe, lo assolvono sempre e in ogni caso, trovando comunque altrove qualcun altro o qualcosa da incolpare pur di redimerlo. Contraddizioni a go go. Un esempio l’ho letto poco fa, un tizio che non esita a dire che… ‘è lo stato il colpevole del degrado voluto appositamente per padroneggiare ed arricchirsi’, ma che alla fine trova la scusa per difenderlo dicendo che bisogna buttare fuori la mafia dallo stato. Tradotto in altri termini, è come se io accusassi giustamente il mio carnefice, dando però la colpa a qualcun altro. Siamo di fronte a quel genere di paradossi che si riscontrano soltanto nelle religioni e nelle società da queste indottrinate. Un simile senso fideistico e affettivo nei riguardi della causa primaria dei problemi, dove volete che ci conduca? La cosa spaventosa è che questo affetto dogmatico, così diffuso, è di tipo inconscio, profondo, davvero incorporato nella sfera più intima dei caratteri plagiati. E tutti sanno che in questo tipo di società il difficile non è avere interesse verso cose nuove, ma il sapersi staccare da quelle vecchie a cui si è consacrata e sacrificata la coscienza.

Cloud’s Walden

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