Jules Bonnot,la vita,la banda,le rapine.

Jules-Bonnot-okJules Bonnot nasce il 14 ottobre 1876 a Pont-de-Roide (Doubs), in Francia. Figlio d’un rozzo operaio, violento e analfabeta, a soli cinque anni diviene orfano di madre. Sin da ragazzo le asperità della vita lo costringono a conoscere il dolore dell’anima e del fisico: dopo la morte della madre, suo fratello si suiciderà per amore d’una donna. Jules, abbandonata la scuola, a soli 13 anni inizia a lavorare come operaio presso le fabbriche della Peugeot di Montbéliard.
E’ un ottimo operaio, ma le sue precoci opinioni anarchiche e sindacaliste lo portano spesso a scontrarsi, verbalmente e fisicamente, con la classe padronale. Per questo viene licenziato ed inserito in una sorta di lista nera di “sovversivi” che girava tra le mani degli imprenditori francesi. Nel 1897, in seguito ad una rissa con un poliziotto, conosce per la prima volta il carcere. Scontata la breve pena, svolge il servizio militare per 3 anni e poi si sposa con Sophie Burdet il 14 agosto 1901, ottenendo anche un’occupazione presso il deposito ferroviario della frontiera franco-svizzera. In seguito viene assunto come operaio in un garage di Ginevra; frequenta i circoli anarchici ginevrini, poi, dopo la nascita della sua prima figlia, Emilie, sembra seriamente intenzionato a dedicare tutte le sue attenzioni alla famiglia e a lasciare in disparte la politica e il sindacalismo.
Purtroppo per lui il destino gli si accanisce ancora contro e gli porta via ben presto anche la piccola Emilie.

Jules si butta nuovamente anima e corpo nell’attivismo anarchico, che immediatamente costa alla coppia Bonnot-Burdet l’espulsione dalla Svizzera. I due prima si trasferiscono a Neuves-Maisons, poi provano a rientrare a Ginevra, da dove vengono nuovamente espulsi. La coppia girovaga un po’ e alla fine si ferma a Lione: dopo aver trovato lavoro come meccanico, il 23 febbraio 1904 nasce il loro secondo figlio, Justin-Louis, che coinvolge così tanto Jules da fargli meditare ancora una volta il definitivo abbandono di ogni proposito anarchico
La vecchia “lista nera” non smette però di girare tra le mani degli imprenditori e Jules, bollato come “sovversivo”, viene continuamente perseguitato e poi licenziato. La famiglia Bonnot sceglie allora di trasferirsi a Saint-Etienne, dove Jules trova lavoro come operaio alle fabbriche Automoto. Ricomincia anche l’impegno sindacale e per un po’ con la moglie trova ospitalità presso la casa di Besson, segretario di un sindacato cittadino. Questa convivenza comune fa però sì che Besson divenga l’amante della moglie, allettata forse dalla sicurezza economica che garantiva un sindacalista di professione come Besson. L’idea di Sophie è quella di lasciare Jules, ma lei lo conosce bene e sa che non lo accetterà di buon grado. Per evitare l’ira di Bonnot, Besson e Sophie, insieme al piccolo Justin-Louis, si rifugiano così in Svizzera.
Affranto e solo, Bonnot sopravvive compiendo le sue prime piccole rapine. Nel 1907 giunge nuovamente a Lione per lavorare presso la Berliet, importante azienda automobilistica. Inizialmente svolge le mansioni di operaio specializzato, poi il direttore della fabbrica lo invita a prendere la patente poiché lo vuole quale suo autista personale. Jules se la cava bene con i motori, sia nella pratica che nella teoria, quindi non è per lui difficile ottenere la patente, che gli viene ufficialmente conferita il 17 settembre 1907.
I rapporti con il direttore sono ottimi, ma quando questi scopre che Bonnot è un anarchico schedato decide di licenziarlo in tronco.Nel 1910 Jules Bonnot si reca in Gran Bretagna con la speranza che là le “liste nere” non siano ancora giunte. Per uno con la qualifica d’autista non è difficile trovar lavoro, infatti viene assunto come chauffeur alle dipendenze di Sir Arthur Conan Doyle, il “padre” di Sherlock Holmes.
E’ proprio in Gran Bretagna che incontra l’anarchico individualista italiano Giuseppe Sorrentino, detto “Platano”, che segnerà una svolta decisiva nella sua vita [2]. Con “Platano” stringe un rapporto d’amicizia alquanto travagliato, fatto d’amore e odio. In moto o automobile i due compiono molti furti e rapine, dapprima in Gran Bretagna e poi, dopo essersi licenziato da Sir Arthur Conan Doyle, in Francia, principalmente a Lione. Comunque inizialmente le cose tra “Platano” e Bonnot sembrano andar bene, ma poi i conflitti e le divergenze di vedute tra i due si accentuano sempre più; “Platano” sembra oramai completamente disinteressato alle questioni sociali e politiche, non ha alcuna speranza per il futuro suo e degli altri. Invece Bonnot – che nel frattempo ha preso a frequentare una certa Judith Thollon, con cui forse nasce pure una relazione amorosa – legge ancora i giornali anarchici e nelle sue azioni vede un gesto di rivolta stirneriana contro la società.
Il 25 novembre 1911, nella macchina che li porta da Lione a Parigi (sono ricercati dalla polizia francese), si verifica un non meglio chiarito incidente: “Platano” rimane ucciso da un colpo di pistola, non è chiaro se partito accidentalmente oppure no.Giunto a Parigi, Bonnot, ricercato per la morte di “Platano”, va a cercare appoggio tra gli anarchici individualisti della libreria L’Idée Libre (La Libera Idea), oramai in rottura con il gruppo del giornale «L’Anarchie» di Victor Serge.
La rapina alla succursale della banca “Société générale” di Chantilly (marzo 1912) vista dal giornale francese «Le Petit Journal»
Incontra prima di tutti Eugène Dieudonné, il quale gli presenta Raymond Callemin, Edouard Carouy, André Soudy, Octave Garnier, Etienne Monier, René Valet, ed altri. Alcuni di questi si dimostrano interessati all’idea di mettere in piedi una banda illegalista (che sarà chiamata dai media francesi la Banda Bonnot) che compia azioni di esproprio proletario, attraverso le quali sia sostenere economicamente se stessi e il movimento anarchico (giornali, sostegno ai prigionieri e ai militanti, ecc.), ma anche dimostrare la vulnerabilità del sistema capitalistico. Il gruppo godeva inoltre di una ristretta ma fidata cerchia di anarchici simpatizzanti: es. il meccanico Joseph Dubois, il garagista Georges Dettweiller, David Bellonie e Rodriguez (due anarchici a cavallo tra delinquenza comune e attivismo anarchico), ecc..
Le azioni della Banda sorprendono tutti per l’audacia e la sfrontatezza:
Il 14 dicembre 1911, Bonnot, Octave Garnier e Raymond Callemin rubano una Delaunay-Belleville da utilizzare per una prima rapina.
Il 21 dicembre 1911, alle 9:00 della mattina, Jules Bonnot, Octave Garnier e Raymond Callemin assaltano in automobile E’ la prima volta che un’automobile è utilizzata per una rapina bancaria; ne scaturisce un conflitto a fuoco, Octave Garnier ferisce un addetto al servizio dei portavalori, Ernest Caby, ma il totale del bottino ammonta solo a 5000 franchi e titoli vari difficilmente smerciabili. (Callemin porterà parte dei titoli all’anarchico belga De Boe nella speranza che questi riesca a convertirli in denaro contante. In seguito David Bellonie e Rodriguez proveranno a smerciarne un’altra parte ad un usuraio parigino, che però li “ringrazierà” spifferando tutto alla polizia. L’aver aiutato la banda Bonnot costerà inoltre a De Boe, Bellonie e Rodriguez una successiva incriminazione per complicità e il processo insieme agli esponenti principali della banda )
Tutta una serie di azioni vengono attribuite alla banda, alcune effettivamente compiute da loro, altre no (es. il 3 gennaio 1912, a Thias, due anziani vengono rapinati e trucidati nella loro casa. Vengono accusati dell’efferato omicidio due frequentatori dell’L’Idée Libre, Marius Metge, che sarà arrestato insieme alla compagna, ed Edouard Carouy, che si darà invece alla latitanza).
Il 31 gennaio 1912, a Gand, in Belgio, Edouard Carouy, Octave Garnier e Jules Bonnot tentano il furto di automobile. Lo stesso giorno Victor Serge e la compagna Rirette Maitrejean vengono arrestati con l’accusa di complicità ideologica con gli esponenti della banda (cosa inverosimile visti i pessimi rapporti tra i due gruppi, anche se non mancarono gli atti di solidarietà in nome della fratellanza anarchica).
Il 27 febbraio 1912, a Saint-Madé, Raymond Callemin, Octave Garnier e Jules Bonnot tentano il furto di un’automobile, un poliziotto, che di cognome fa incredibilmente Garnier, reagisce e viene assassinato proprio da Octave Garnier. Il giorno seguente assaltano la casa d’un notaio e ne nasce l’ennesima sparatoria.
Incredibilmente Eugene Dieudonné è indicato da Caby come il responsabile del suo ferimento durante la rapina del 21 dicembre, fatto non rispondente al vero giacché non partecipò ad alcuna azione della Banda Bonnot.
Il 25 marzo 1912, René Valet, Etienne Monier, André Soudy, Jules Bonnot, Octave Garnier e Raymond Callemin, mentre sono diretti a Chantilly, rubano un auto e rapinano la locale succursale della Société Générale di Parigi: quarantanovemila franchi il bottino ottenuto, oltre a due impiegati morti (un altro rimane seriamente ferito) durante la sparatoria scatenatasi dentro e fuori la sede della Banca (Soudy era l’unico del gruppo che nella Piazza tiene a bada la folla con il fucile).
(Al colpo avrebbe dovuto partecipare anche Edouard Carouy, ma qualche giorno prima era stato vittima di un infortunio mentre maneggiava la sua stessa pistola e fu quindi scelto di tenerlo a riposo in un rifugio sicuro, anche se gli fu promessa ugualmente la sua fetta di bottino.

Dopo questa clamorosa rapina le maglie della polizia si stringono sempre più intorno alla banda, il governo richiama il popolo all’amor di patria indicando gli anarchici quali primi nemici da sconfiggere. Per alcuni militanti dell’L’Idée Libre non c’è scampo, vengono fermati e accusati di qualsiasi crimine compiuto in quel periodo. Jules Bonnot, in fuga, riesce a giungere ad Ivry il 24 aprile 1912, ospite di un anarchico amico di Elie Monnier, Antoine Gauzy. Il giorno seguente in casa Gauzy irrompe la polizia e ne nasce uno scontro a fuoco. Il commissario che comanda le azioni muore (il vice direttore della Sûreté, Jouin), mentre Bonnot, ferito, continua la sua fuga. Ma anche per lui le ore sono oramai contate.
I giorni seguenti chiede e riceve ospitalità dal meccanico-anarchico Joseph Dubois, l’unico che può farlo in quel momento. Per un paio di giorni, febbricitante, se ne sta a letto, ma domenica 28 aprile la polizia in forze assalta la casa, uccidendo immediatamente Dubois. Per stanare Jules, che resisteva tenacemente sparando all’impazzata, la polizia riceve addirittura il sostegno di un imprecisato numero di compagnie della Guardia repubblicana. Jules non ha scampo e l’assalto al suo “rifugio” viene addirittura filmato per poter poi essere mostrato al popolo francese. Prima di morire, mentre bombe e proiettili distruggono lentamente la casa di Dubois, decide di scrivere una sorta di testamento in cui scagiona la signora Thollon, Antoine Gauzy ed Eugene Dieudonné, riportando inoltre le motivazioni che lo hanno portato ad una scelta tanto radicale di vita:
«Era la felicità che avevo inseguito per tutta la vita, senza esser capace neppure di sognarla. L’avevo trovata, e scoperto che cosa fosse. La felicità che mi era sempre stata negata, avevo il diritto di viverla quella felicità. Non me lo avete concesso. E allora, è stato peggio per me, peggio per voi, peggio per tutti. Dovrei rimpiangere ciò che ho fatto? Forse. Ma non ho rimorsi. Rimpianti sì, in ogni caso nessun rimorso…»
Il 14 maggio 1912, Octave Garnier e René Valet muoiono durante il violento assalto (a suon di bombe e cariche di dinamite) della polizia e dell’esercito contro la casa in cui i due si nascondevano. Tutti gli altri arrestati, accusati indistintamente di appartenenza alla Banda Bonnot (senza prove in qualche caso) saranno processati a partire dal 3 febbraio 1914. Al termine del processo, il 28 febbraio, saranno emesse le seguenti sentenze:
Raymond Callemin, Eugene Dieudonné (in seguito graziato e condannato ai lavori forzati, evaderà dalla detenzione in Guiana), Etienne Monier e André Soudy: condanna a morte;
Edouard Carouy [5] e Marius Metge: lavori forzati a vita;
Victor Serge e Rirette Maitrejean : 5 anni al primo, assolta la seconda;
Antoine Gauzy: 18 mesi
Judith Thollon: 4 anni.

Da:”Anarchopedia”

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