Te la sei cercata. Storie di violenza quotidiana.

La violenza degli uomini sulle donne è la cosa più abominevole e raccapricciante che un uomo possa attuare ed è purtroppo la conseguenza di una sottocultura derivante dal patriarcato il quale conserva in se tutti quei comportamenti acquisiti nei secoli dalla cultura dominante. Quella che stiamo per raccontare è la storia di Anna, la sua è una storia che risale a molti anni fa ma da allora niente è cambiato,queste storie si ripetono e spesso nell’assoluto timore delle vittime le quali un po per la vergogna di chi la addita di essere responsabile della violenza subita sia per paura di non essere creduta tace l’accaduto venendo meno ad accusare e a denunciare il suo carnefice. Tutto questo deriva da un’educazione ricevuta sbagliata,quando si cresce in ambienti dove ti viene insegnato che tutto ti sia dovuto,che puoi essere furbo e prepotente e che proprio con quella prepotenza puoi prenderti tutto ciò che vuoi e che puoi arrogarti qualsiasi decisione e diritto su chiunque. Riporto questa testimonianza affinchè si a di sprone a tutte le donne che subiscono violenza ad urlare a gran voce la loro storia e che la storia di Anna non resti inascoltata perchè la vergogna la deve provare solo chi opprime e non chi subisce.

A cosa serve rinchiudere una persona in una cella se poi il marcio che fa deviare le menti resta fuori? La violenza inferta a una donna non finisce dopo l’atto, nemmeno se i suoi anni avrebbero diritto a un po’ di pietà. La violenza prosegue nelle domande del poliziotto, non uno qualsiasi ma quello che dirige la squadra. Mentre scrivo cerco la sua foto digito il suo nome su google, poi desisto, non serve l’ho nitida nella memoria la sua faccia da poliziotto. Quella faccia ritrovata nei giornali tanti anni dopo, quel nome scritto per raccontarne la carriera finita tra una delle più brutte storie che questo paese visse (2001). “Te la sei cercata”; a mia madre é caduto il mondo addosso. Doveva pulire l’onta, la vergogna che provava davanti alla gente, non so se perché ero scappata da casa o perché avevo perso la “verginità” o tutte due le cose, non né abbiamo mai parlato e il tempo asciuga le ferite…. forse. Non mi ha picchiata mi ha terrorizzato, dominata per prendere tutto quello che poteva appagare i suoi desideri, la sua sete di potenza. Strappata all’adolescenza, catapultata nel mondo adulto senza nessuna fermata. Te la sei cercata……… e cosa importa se ho gridato o non ho gridato, se ho cercato di svincolarmi o se sono rimasta ferma, se ero vergine o non ero vergine, se ho perso sangue o non ho perso sangue, ma che domande sono (sbirri) Se non lo vuoi fare ma sei costretta dalla forza o dalla paura é stupro. É una ferita che non potrà chiudersi é un dolore nascosto, un dolore sospeso, che a volte riaffiora con prepotenza perché é un urlo soffocato. “te la sei cercata”…. chissa se lo pensa ancora o é rimasta soddisfatta della condanna di quello che, ora so, non giustifico né perdono, ma so, era solo un disadattato. Io ho subito e io posso condannare, condanno il governo che ha bendato gli occhi al popolo, condanno i capitalisti che hanno divulgato un finto benessere rendendo la massa schiava di un consumismo inutile, condanno la chiesa per il suo bigottismo indottrinato fin dalla culla. Condanno il sistema, tutto, che ha permesso alla disumanità di crescere e con essa la paura , alimento del potere……….. tutto il resto é conseguenza. Ringrazio mio padre che mi accolse in un abbraccio. Resta inalterata la mia voglia di scappare quando mi sento soffocata da stereotipi di vita altrui che cercano di ammaestrarmi tramite adepti della società borghese. Avevo bisogno di raccontare, l’ho fatto scrivendo. Sto ascoltando Chopin e mi sento meglio.basta-violenza

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