Lettera aperta ai compagni (per chi vuole ascoltare)

Sono un anarchico.

Ormai non ricordo più neanche da quanto lo sono, una vita. Mio padre era un anarchico, di quelli che l’ideale prima di tutto, prima della famiglia, delle sue tele, dei figli, della vita stessa. Mio nonno era un comunista anarchico degli anni venti. La mia famiglia da parte di mio padre ha attraversato tutte le articolazioni repressive dello stato; manicomio, carcere. Potrei dire di essere anarchico più di altri, ne avrei facoltà, di quelli che ad esempio si mettono la spilla con la A cerchiata sulla giacca dopo essere usciti di casa per non farsi vedere dai genitori o di quelli che leggendo un libro di Stirner o Bakunin pensano di avere la verità in tasca, ma non lo dico e non lo penso. Certo leggere può aiutare, almeno nella comprensione delle dinamiche di dominio a cui siamo relegati, può aprire la mente come un grimaldello, sensibilizzare la coscienza, ma non serve a nulla leggere se non si è predisposti alla comprensione, alla fratellanza di chi ti sta accanto. Ecco perchè nella vita ho sempre preferito lo spontaneismo anarchico ai barbuti professori, ecco perchè ho sempre visto più anarchia nello sguardo del ragazzo incoscente che non nel giudizio severo del vecchio. Non mangio gli altri animali, consapevole del fatto che siamo tutti animali, diversi questo si, ma semplici abitanti di questo pianeta. Sembra semplice eppure non lo è. Persone ben più preparate di me hanno affrontato tali questioni e direi anche con più esperienza, ma uno stimolo oggi vorrei darlo. La nostra società è fondata sullo sfruttamento, le sue propaggini non si fermano al solo essere umano ma si spingono a tutti gli esseri viventi. Già Voltaire, e prima di lui altri, affrontò la questione animale, la potrei definire un etica del riconoscimento, gettare cioè le basi di una pratica etica estesa oltre la nostra specie. Per secoli pensatori che oggi proponiamo come precursori, almeno nello spirito dell’epoca, libertari hanno voluto e richiesto una sorta di sensibilizzazione a certe tematiche. Il pensiero anarchico è forse l’unico mastice che ha la forza per tenere legati e quindi combatterli i vari sfruttamenti. Non si capisce come mai, o meglio non riesco a capire come mai, la maggior parte dei libertari ha a cuore la eliminazione delle frontiere, degli Stati, del concetto stesso di società per come è strutturata, della salvaguardia del debole, della sparizione di eserciti, carceri e razzismo e non ha a cuore la distruzione delle gabbie. Le gabbie sono il carcere degli altri animali, sono il manicomio di altri esseri viventi, sono la violenza e il dolore moltiplicati per cento. Il potere sfrutta sia noi umani che gli altri animali e questo è un dato incontrovertibile, nessuna scusa può cambiarlo. Gli anarchici sono contro lo sfruttamento, combattono le ingiustizie e quale ingiustizia peggiore degli allevamenti intensivi, del massacro quotidiano di altri esseri senzienti. Perchè essere contro un solo tipo di sfruttamento, perchè combattere contro tutti i crimini che il sistema commette meno che il peggiore, l’eliminazione sistematica degli altri abitanti della terra. Tutti gli anarchici, nessuno escluso, sono contro la devastazione delle foreste, dei villaggi, di popoli che soccombono al progresso del capitale, dichiarano fratellanza ai loro fratelli e questo è onorevole certo, ma ci chiediamo perchè deforestano o eliminano i sindacalisti nei villaggi o torturano le popolazioni inermi ? Beh, spesso lo fanno per coltivazioni intensive, per nutrire i milioni di animali che servono all’industria della carne o del latte. Quali sono le peggiori aziende che annientano l’uomo ? Le stesse che si arricchiscono e annientano gli altri animali, le stesse. Non voglio neanche approfondire troppo l’argomento ormai è lampante e comprensibile a tutti, noi umani subiamo la stessa sorte, la stessa violenza, lo stesso sfruttamento che subiscono gli altri animali. Sono stufo di partecipare a serate o giornate libertarie dove al momento del mangiare si formano due file, la fila che mangia carne e la fila che non la mangia, battute offensive, risate e disprezzo nei confronti di chi fa scelte diverse. Io sono un anarchico e quindi sono un antifascista, un antirazzista, sono contro questo sistema che perpetua la forza e il disprezzo per chi è diverso, sono antispecista perchè ritengo che non ho nessun diritto di fare del male a chi non me ne fa, così come non ho nessun diritto di fare del male a un uomo o una donna diverso da me. Sono anche consapevole che vivendo nell’ingranaggio del sistema sono responsabile di dare sofferenza, da quando salgo su una macchina che per andare devasta il delta del Niger con il petrolio a quando fumo il tabacco ma questo non significa niente, almeno nel mio piccolo cercare di fare meno danno possibile, cercare di creare meno sofferenza possibile, non è difficile da capire. Mi rivolgo a coloro che comprendono i tranelli del potere e la sua ferocia e la combattono, non potremo mai considerarci liberi se sotto i pavimenti che calpestiamo, sotto le case che abitiamo vengono rinchiusi esseri che comprendono come noi il dolore e la paura. A chi mi dice che non mangiare altri animali può essere dannoso per il nostro fisico rispondo che anche fosse non mi interessa, non penso solo a me, sono un anarchico. A chi mi dice che ci sono problemi più urgenti e importanti della questione animale rispondo che tutti i problemi che ci affliggono partono dalle stesse stanze, le stanze che un anarchico non frequenta, semmai le distrugge. A chi mi dice che nella storia si è sempre fatto così rispondo che la storia l’hanno scritta gli sfruttatori non gli anarchici. A chi mi dice che bisogna salvaguardare il lavoro e il salario degli altri rispondo che il lavoro va eliminato, il peggior anello che ci incatena a questa società che vogliamo attaccare perchè anarchici. A chi mi dice che gli altri animali servono anche per sfamare la povertà rispondo che la povertà esiste perchè esiste sfruttamento, la prima “legge” dell’anarchia. A chi mi dice che sono un estremista perchè parlo della questione animale rispondo che il termine estremista me lo hanno già marchiato a fuoco i palazzi del potere perchè anarchico. A chi mi dice che la libertà non potrà fiorire fino a quando tutti non saremo liberi rispondo si, tutti liberi, tutti, sono un anarchico. La prossima volta che mi invitate ha una festa libertaria dove le risate e le battute sono indirizzate solo a chi è diverso risponderò io sto con i diversi, con gli ultimi, tutti gli ultimi, sono un anarchico. Io non insegno niente, non ho nessun seguito, non cerco seguaci e non voglio ragione, non ho nessuna verità e sono poco furbo, non conosco il plauso o il battimani, non ritengo di avere lo scettro dell’anarchico perfetto perchè sono nato imperfetto ma una cosa la conosco; sono certo che il dolore, la violenza, il predominio sono vasi fatti dello stesso fango, l’arroganza, la prepotenza, la forza sono dighe di lurido cemento che contengono un fiume pulito che si chiama anarchia…

Olmo

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