L’organizzazione della scuola autoritaria odierna

L’organizzazione della scuola oggi, fa dell’istruzione il più potente mezzo di asservimento nelle mani dei dirigenti. I maestri sono gli strumenti coscienti o incoscienti della loro volontà

L’organizzazione della scuola oggi, fa dell’istruzione il più potente mezzo di asservimento nelle mani dei dirigenti. I maestri sono gli strumenti coscienti o incoscienti della loro volontà
; elevati del resto secondo i loro principi. I maestri di scuola fin dalla più giovane età sono educati negli istituti a subire la disciplina dell’autorità; e ben rari sono quelli che sfuggono al suo dominio e quelli che ci riescono rimangono nell’impotenza, poiché la ferrea organizzazione scolastica li avvince in modo da rendere impossibile ogni cosciente disobbedienza. Io non voglio far qui il processo dell’attuale organizzazione scolastica. Essa è abbastanza conosciuta perché si possa caratterizzarla, senza timore di smentita, con una sola parola: coazione. La scuola imprigiona i fanciulli fisicamente, intellettualmente e moralmente, per dirigere lo sviluppo delle loro facoltà nel senso voluto; li priva del contatto della natura per poterli modellare a sua guisa. E qui sta la spiegazione di tutto ciò che ho detto fin qui, la preoccupazione dei governi di dirigere l’educazione dei popoli, in modo che siano frustrate le speranze degli uomini di libertà. L’educazione non è oggi che una formazione materiale di strumenti per un dato scopo. Non credo affatto che i sistemi impiegati a tal scopo siano stati combinati apposta con esatta conoscenza di cause, per ottenere i risultati voluti; ciò sarebbe troppo geniale, per quanto cattivo. Ma le cose vanno esattamente come se quest’educazione rispondesse a un vasto disegno complesso realmente concepito. Non si poteva far di meglio e per realizzarlo è bastato inspirarsi semplicemente ai principi di disciplina e di autorità che hanno guidato gli organizzatori sociali di tutti i tempi.
(Francisco Ferrer)

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Hitler Mussolini e i lager sono ancora presenti e vivi.

Hitler e Mussolini sono vivi.Sono vivi quando deridete una persona omosessuale, lesbica, transgender o transessuale, quando la emarginate, quando la private della sua libertà, della sua dignità, dei suoi diritti, quando la etichettate come «frocio», «finocchio», «ricchione», «checca», quando dite che «ci sono cose più importanti da affrontare», quando considerate i diritti un’elemosina di vostra proprietà. Impedire ad una persona di vivere la propria vita è come rinchiuderla nel filo spinato. Sono vivi quando criminalizzate i migranti, quando li aggredite, quando vorreste «mandarli tutti a casa», quando considerate il colore della pelle una colpa, quando iniziate a dire «io non ho nulla contro i neri, ma… se… forse…», quando vorreste vedere morti i rom, quando rispondete con disprezzo alla povertà, al bisogno d’aiuto, quando vi dimenticate che il nostro Paese è così ricco perché, nel corso della sua storia, ha conosciuto e incontrato – tra le altre – culture “diverse”, come quella araba e quella greca. Sono vivi quando discriminate le persone in base all’orientamento religioso, quando impedite ai musulmani di avere luoghi di culto e di pregare liberamente, quando li considerate tutti dei pericolosi estremisti, quando continuate a dire «sporchi ebrei», «islamici di merda», «Italia agli italiani», quando chiudete gli occhi dinanzi ad un’ingiustizia. Sono vivi quando mostrate indifferenza dinanzi ai CIE, ai migranti morti in mare, a coloro che per far sentire la loro voce e le loro grida di dolore sono costretti a cucire la propria bocca. Sono vivi quando ridete della disabilità, quando schernite una persona diversamente abile, quando usate la parola «handicappato» come offesa da rivolgere a qualcuno. Sono e saranno vivi finché vi limiterete a ricordare ciò che è stato chiudendo gli occhi di fronte a ciò che tuttora è, finché la dignità di ognuno non verrà riconosciuta, finché i diritti e le conquiste dei «diversi» verranno considerati come la vittoria di una minoranza e non la vittoria dell’intera società.

Hitler Mussolini e i lager sono ancora presenti e vivi.

Un alto e profondo pensiero dal web

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Delega e responsabilità. (La società della competizione)

Delega e responsabilità.
Non c’è un aspetto della vita quotidiana che non sia stato infantilizzato e, col passare degli anni, non lo sia sempre di più. È difficile immaginare che qualcuno si soffermi a pensarci, ma la delega è alla base della vita dell’individuo contemporaneo.
Che ciò avvenga sotto la spinta di poteri forti con un disegno preciso o perché l’alto tasso tecnologico e la scarsità di tempo a disposizione rendono impossibile la conoscenza e la pratica necessarie o magari semplicemente per comodità, fatto sta che sempre più attività divengono esclusive dei cosiddetti esperti. Hai lavorato per 5 anni in una ditta di riscaldamenti e vuoi riparati la caldaia da solo? Non hai la certificazione. Hai tutte le conoscenze per un semplice intervento sulla linea elettrica? Non puoi, non sei un elettricista accreditato. Vuoi fare un orto nel tuo giardino e per avere più luce devi abbattere un albero? Ci vuole il permesso del comune. Non credi in un vaccino e vuoi seguire pratiche mediche alternative? Come osi? Hai più conoscenze di tutti gli insegnanti messi insieme della scuola elementare vicino casa, ma non ti sognerai mica di dare da te l’istruzione che ritieni necessaria ai tuoi figli? Hai subito un torto da qualcuno, ma non ti azzardare a vedertela da solo, non sei nessuno! Gli esempi potrebbero continuare per alcune pagine, ma la sostanza non cambierebbe: che si tratti della burocrazia, della tecnologia o di associazioni, ci sarà sempre qualcuno a dirti come devi svolgere quella data attività. Il problema principale è che questa condizione di sudditanza permanente non la avvertiamo proprio. È così introiettata in noi da non poterla vedere, così come non possiamo vedere il nostro stomaco. Questo ci ha portato ad aspettarci che ci sia sempre qualcuno a cui affidarsi, anche quando nasce un problema nuovo. Nonostante la pacificazione sociale dilagante in Italia, capita ancora che quando lo Stato e/o la multinazionale di turno decide di farla un po’ troppo grossa, nascano dei movimenti spontanei di protesta di persone arrivate al limite dell’immensa sopportazione avuta fino a quel momento e, quasi contemporaneamente, sorgano dei comitati di lotta. Questi, composti da persone in buona fede che vogliono coordinare le varie “anime” per una protesta più efficace, finiscono per assurgere presto al ruolo di gruppi di esperti della protesta. Proprio come negli altri campi, le persone iniziano a delegare la propria voce a loro con firme e consensi telematici, aspettandosi direttive più che coordinamento e, per contraccolpo, questi esperti finiscono col sentirsi responsabili per conto di tutti quelli che vogliono partecipare alla protesta. Con buona pace del termine “orizzontalità”, sempre più infangato, questi coordinatori di movimenti “dal basso” si sentono in obbligo di dar conto delle azioni compiute da terzi, proprio come un ufficiale nei confronti del subordinato. Se un pilota lanciasse un missile senza l’ordine del diretto superiore, si presume che una delle prime domande che gli verrebbero rivolte sarebbe: «Adesso chi se la prende la responsabilità?». In questo clima di incoscienza generale, dove tutto è scontato e manca il tempo per la riflessione, ci si auspica che almeno le persone che in buona fede vogliano condurre lotte orizzontali, si fermino a riflettere sulle proprie azioni e parole per cercare di evitare di assumere ruoli specifici che con l’orizzontalità non hanno nulla a che fare, altrimenti dal basso finisce per restare un aggettivo fisico.

Pubblicato da Brecce n° 7, Giornale murale @aperiodico, Dicembre 2016

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Political scorrect. Quando la verità e i diritti umani vengono stuprati

Political scorrect. Quando la verità e i diritti umani vengono stuprati
Political scorrect. Quando la verità e i diritti umani vengono stuprati
Political scorrect. Quando la verità e i principi umani vengono stuprati

Si dice che generalizzare è sempre sbagliato. Dipende rispondo io e cerco di spiegare il perché non mi trovo affatto d’accordo su questa affermazione molto in voga. Quando si fa parte di un gruppo il quale si autorappresenta ed etichetta con una sigla e in questo gruppo avvengono cose talmente chiare e fatti disdicevoli che non lasciano spazio ad alcun dubbio con elementi inconfutabili ed interpretazione, tu che fai parte di quel gruppo hai il dovere morale di dissociarti e prendere le distanze dall’accaduto e prima di te dovrebbe dissociarsi tutto il gruppo a nome di tutto il gruppo con la sigla che porta. Quando diciamo che il tal partito o movimento è un partito o un movimento di merda generalizziamo ma se restiamo in quel partito siamo rappresentati e rappresentiamo quel partito o movimento.Quindi se questo gruppo non prende le distanze da certi accadimenti essendone a diretta conoscenza questo gruppo è complice colluso ed omertoso e chi è all’interno del gruppo e tace senza prendere una posizione interna è un ipocrita omertoso. Provo a fare un esempio, prendiamo per esempio un sindacato. Se questo sindacato e tutti i suoi iscritti sono a conoscenza di una violenza ai danni di un essere umano come uno stupro,il minimo che questi possano fare è essere solidali con chi ha subito la violenza e prendere una posizione netta e chiara nei confronti dell’accaduto e della persona o persone che lo hanno commesso. Se questo non avviene è logico pensare che ci siano dei sotterfugi e che si voglia coprire un qualcosa e qualcuno. Io per esempio non mi farei alcuno scrupolo nel prendere una posizione ben precisa nei confronti di chicchessia di fronte a fatti inconfutabili. Sarò retorico ma confermo quanto ho scritto sopra, ossia se questo gruppo non prende le distanze da certi accadimenti essendoa diretta conoscenza sia dei fatti che dei responsabili questo gruppo è complice colluso ed omertoso e chi è all’interno del gruppo e tace senza prendere una posizione interna è un ipocrita omertoso,nessuna scusante e giustificazione per chi si riempie la bocca con le parole giustizia e verità quando poi è il primo a celarle.Ho preso come esempio il sindacato ma il concetto è estendibile a qualsiasi altro contesto politico e sociale. Spero di essermi fatto capire.Per oggi è tutto. A buon intenditor…

Alex

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Storie di ordinaria repressione poliziesca.

Brevemente… alcune storie di ordinaria repressione poliziesca. Franceschi,Cucchi,Aldrovandi,Bianzino,Lonzi Mastrogiovanni e molti altri,tutte persone,individui che erano nelle mani dello stato e tutti quanti morti con la diagnosi di arresto cardiaco,che non dice niente a rigor di logica,è un po come dire che uno è morto perchè è rimasto senza vento nei polmoni. Lo stato tenta di liquidare così le questioni scomode,vuol dare ad intendere che cristo è morto dal sonno (per i credenti),pensa che tutti siano stupidi.Su queste persone sono stati riscontrati lividi in tutto il corpo,ossa rotte,buchi nel cranio ed evidenti segni di pestaggi ripetuti ma lo stato si ostina a negare che queste cose possano accadere quando si è ospiti negli alberghi statali dove evidentemente l’ozio dei secondini a loro volta reclusi per passare il tempo. sfogano le loro frustrazioni su altri esseri umani che hanno avuto la sfortuna di soggiornare tra quelle mura. Iniziamo con Stefano Cucchi morto denutrito e massacrato di botte ed è evidente dagli ematomi e dalle ecchimosi presenti sul suo cadavere e dopo anni ancora si discute sull’evidenza. Marcello Lonzi morto nel carcere delle Sughere, a Livorno. Vi era entrato il 3 gennaio, dovendo scontare una pena di nove mesi per tentato furto. Il referto del pronto soccorso indica le 20.45 come ora del decesso. La notizia trapelò già la sera stessa e infatti la stampa locale ne scriverà la mattina dopo: si parla prima di un suicidio, poi di un infarto. Daniele Franceschi trovato cadavere il 25 agosto del 2010 nel carcere di Grasse in Francia. E ancora, Federico Aldrovandi colpito su tutto il corpo con pugni, calci, colpi di manganelli. Ammanettato in una posizione che lo ha fatto soffocare. Federico Aldrovandi è morto così dopo inenarrabili torture. durante un intervento di polizia, il 25 settembre 2005. E andiamo avanti,Aldo Bianzino, venne ritrovato morto nella sua cella la mattina dopo. La vicenda del falegname di Perugia è molto controversa e, nonostante il processo per omicidio volontario sia stato archiviato due volte, restano molti i punti ancora da chiarire. Uno tra i tanti, è la profonda lesione al fegato rilevata in sede di autopsia. Lesione di cui tutt’ora non si conosce la causa. L’eclatante caso di Francesco Mastrogiovanni,aveva 58 anni e faceva il maestro elementare. Mastrogiovanni non è morto in una rissa casuale con qualche teppistello. In una mattina di fine luglio del 2009, un vasto spiegamento di forze dell’ordine è andato a pescarlo, letteralmente, nelle acque della costiera del Cilento e lo ha portato al centro di salute mentale dell’ospedale San Luca dove ha trovato la morte dopo oltre 90 ore di agonia completamente disidratato. Non dimentichiamo neanche le morti scaturite dalla repressione politico poliziesca dal lontano 1969 dove gli anarchici entravano dalle porte delle questure e venivano trovati cadaveri nei piazzali dopo essere usciti dalle finestre come è accaduto a Giuseppe Pinelli e neppure la mattanza della scuola Diaz a Genova mentre si svolgeva il G8 dove decine di persone inermi hanno subito violenze ed umiliazioni di ogni genere,e non dimentichiamo nemmeno Carlo Giuliani freddato dalla pistola di un carabiniere sempre durante il G8 di Genova. La violenza delle forze di polizia non culmina solamente nell’omicidio ma si manifesta quotidianamente anche nei semplici controlli dei documenti dove ci si vede puntare dei mitra alla bocca,una violenza psicologica sottile rivolta ad incutere timore che sfocia nell’esaltazione e nell’abuso della divisa indossata da chi a detta della legge dovrebbe tutelare l’incolumità delle persone,quella stessa legge che poi invece copre tutti quei crimini e misfatti giustificati nel nome della democrazia.

Brevemente... alcune storie di ordinaria repressione poliziesca. Franceschi,Cucchi,Aldrovandi,Bianzino,Lonzi Mastrogiovanni e molti altri,tutte persone,individui che erano nelle mani dello stato
Brevemente… alcune storie di ordinaria repressione poliziesca. Franceschi,Cucchi,Aldrovandi,Bianzino,Lonzi Mastrogiovanni e molti altri,tutte persone,individui che erano nelle mani dello stato

Tutta la nostra solidarietà a tutte famiglie di quelle persone che loro malgrado oltre ad aver perso i loro cari devono quotidianamente lottare contro le menzogne di chi tenendo il coltello dalla parte del manico tenta di prendersi gioco di loro e mi auspico che presto possano ottenere una verità, i morti purtroppo non ritornano. A loro e a chi suo malgrado ha avuto la sfortuna di incappare nelle mani della legge e dello stato va tutta la nostra solidarietà.Il corriere sarebbe molto più pingue. Tutti esseri umani.Ci si auspica solo che i responsabili di tutti questi crimini possano vivere il più a lungo possibile la loro misera esistenza nel rimorso nei loro silenzi costantemente assaliti dai tonfi assordanti arrecati a tutte quelle vite negate.

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La borghesia e i suoi cloni bene educati

La borghesia e i suoi cloni bene educati

Il mito dell’educazione scolastica, dell’istruzione, è stato costruito molto abilmente, sfruttando l’ingenuità delle masse e la

e la loro facile inclinazione alla superstizione. Poiché i re e i sacerdoti dell’antichità avevano come prerogativa quella di saper leggere e scrivere, di conoscere parole strane (che essi stessi inventavano o riformulavano a proprio vantaggio), le masse hanno creduto che per innalzarsi e liberarsi della schiavitù bisognasse educarsi, istruirsi, saper leggere e scrivere come i re e i sacerdoti, mettersi a pari con questi nella conoscenza dei termini, financo nella pronuncia, e tutti attenti a pronunciare quei termini proprio come li pronunciava il despota di turno, il padrone, il generale, il prete! Difficile far capire al servo che il voler somigliare al padrone è la sua prima autentica disgrazia. Anche nell’Ottocento è andata in questo modo, quando i lavoratori analfabeti pensavano di emanciparsi imparando anche loro il linguaggio forbito e burocratico usato dal padrone borghese. Il potere ne approfittò, e incitò le masse a istruirsi, illudendole, dicendo loro che in quel modo avrebbero potuto emanciparsi, acquisire persino poteri sovrannaturali (è successo nel primo Seicento) per distinguersi così dalla plebaglia schiava. Sappiamo oggi che non andò in quel modo. Ma ancora oggi la gente crede che l’educazione di massa obbligatoria sia un dono fattole dal potere per liberarla dal giogo del potere stesso (viviamo in un paradosso). Ma l’istruzione era ed è in verità un’altra cosa, come molti pedagogisti attenti sanno bene: è un programma occulto che addestra all’obbedienza, alla reverenza nei confronti delle autorità, del nazionalismo, delle divisioni, dei confini, della competizione, delle gerarchie… Oggi più di ieri, mentre tu impari a leggere e a scrivere (così da saper decodificare gli ordini e le istruzioni del potere che invece dovresti ignorare), l’educazione ti fa diventare un bravo servo obbediente, un produttore di produzione, acquiescente con tutte le autorità, e terribilmente cattivo nei confronti del tuo simile, perché essere cattivo nei confronti del tuo simile ti fa credere di essere diventato finalmente la copia esatta del tuo padrone. E in effetti lo sei diventato! Sicché quel padrone che tu prima detestavi, chiamandolo giustamente ‘pezzo di merda’, ora vive in te, sei te!

Cloud’s Walden

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