CARRARA- Regionali “la politica vuole solo voti”: il borgo si riunisce e decide l’astensione

“C’è solo una cosa che muove la politica: il voto”. Così a Fontia, borgo di 200 anime sulle colline di Carrara al confine con la Liguria, nessuno darà il suo, di voto. Un’astensione di massa alle Regionali del 31 maggio decisa all’unanimità dagli abitanti per protestare contro “una politica sorda e cieca” per dirla con le parole di Cristiano Corsini, presidente del comitato di cittadini Vivere Fontia e della Pro loco. Politica “che ha abbandonato il paese”: le strade che franano e non vengono ripianate, un parco di antenne piazzato in uno dei luoghi simbolo della seconda guerra mondiale, nel piazzale della chiesa di Santa Lucia, da dove si vede tutto il litorale dalla Val di Magra a Livorno, e che proprio per questo era stato scelto dai nazisti come punto di vedetta per bombardare la costa, prima di cedere all’assalto degli americani e dei partigiani.

Da anni gli abitanti “si sgolano e si svenano” per chiedere che le strade vengano messe in sicurezza e che quelle antenne spacca-paesaggio e ammazza-salute vengano spostate in un’altra zona, a pochi metri di distanza. Ma la risposta è sempre stata un muro di gomma, perché Carrara non fa la differenza: nonostante gli esposti, gli allarmi, le suppliche dei cittadini, le strade continuano a essere dissestate, pericolose, brutte, come quelle antenne minacciose sul paese. I paesani lanciano una “rivolta bianca”, come quella raccontata dallo scrittore portoghese José Saramago nel suo Saggio sulla lucidità, dove l’80 per cento di una città senza nome votava scheda bianca alle elezioni governative.
Ma gli abitanti di Fontia, terra di Resistenza e di diritti conquistati con i fucili, vanno oltre; il 31 maggio eserciteranno il loro diritto di voto nel modo più estremo: astenendosi. Tutti. “Non votare mi fa venire la pelle d’oca – spiega Franco Grassi, ex militante della sezione giovanile del Pci, che abita a Fontia da una decina di anni – ma abbiamo esaurito tutte le forme di protesta. Siamo dimenticati, isolati dal resto della città. Paghiamo le tasse ma non abbiamo diritto nemmeno alla sicurezza. La strada rischia di crollare da un momento all’altro”.
Nella strada provinciale che collega il paese alla città – appena 4 chilometri – si sono verificate sei frane in sei anni, dal 2009, una per ogni anno e più di una ogni chilometro. La più pericolosa è quella risalente al 2012, quando parte di un uliveto è finito giù, portandosi via mezza carreggiata e andando a tappare un canale che poi è esondato, provocando non pochi danni in città. La parte di monte franata non è mai stata messa in sicurezza: un guardrail adesso è sospeso sul nulla e la strada continua a essere per metà inagibile, nonostante da lì passi ogni giorno lo scuolabus. “Come facciamo a sentirci sicuri a percorrere quelle strade?”, domanda Emanuele Monfroni. “Ogni giorno passano da lì i nostri figli e gli autobus di linea: prima o poi franerà tutto”.
Alla Procura di Massa Carrara – che già sta indagando sull’alluvione dell’autunno scorso, altro capitolo di incuria ambientale – è arrivato anche un esposto nel quale l’associazione segnala chilometro per chilometro le frane con tanto di foto allegate. “Abbiamo fatto una miriade di segnalazioni in Provincia – racconta Corsini, il presidente della Pro Loco – ma nemmeno una frana è stata messa in sicurezza. Ci dicono che non ci sono soldi; e allora dove sono finiti i fondi della Regione per le alluvioni?”

Altro capitolo è quello delle antenne, che svettano accanto alla chiesa di Santa Lucia, in una terrazza panoramica, che una volta era proprietà della curia di Massa Carrara e dove nel 1945 erano piazzati i cannoni delle truppe naziste. La chiesa era invece l’infermeria dove i combattenti venivano salvati o morivano sotto i ferri. Una storia cancellata da tre enormi antenne. Secondo una relazione del comitato del borgo, che ha raccolto i dati di Arpat, i valori dell’inquinamento magnetico hanno superato più volte i limiti di 6 volt previsti per le zone intensamente frequentate. “Siamo preoccupati per la nostra salute – confessa Davide Rocco, 30 anni – Mio padre due anni fa è morto per un tumore, io ho avuto la leucemia e negli ultimi quindici anni il tasso di mortalità per cancro è stato altissimo. Perché non fanno almeno un’indagine? Perché non aprono almeno un registro dei tumori per individuare le cause? Sono preoccupato per mio figlio”.
Gli abitanti di Fontia non chiedono la Luna. “Spostare di qualche metro i tralicci – scandisce Corsini – permetterebbe alla zona di riprendere le sue antiche origini e consentirebbe al paese di prendere un nuovo slancio per il futuro, senza compromettere il lavoro svolto dagli impianti di diffusione. Eppure c’è una cecità dilagante nella politica”. Così la rivolta è non votare. Saramago nel suo romanzo si chiede cosa succede a un Paese se alle elezioni i cittadini decidono in massa di votare scheda bianca. E allora, cosa succede se un borgo intero non va a votare? “Conquistiamo i nostri diritti – chiosa l’ex militante comunista – anche se è brutto dire che i diritti vanno conquistati, perché dovremmo già averli”.

Melania Carnevali

Da: Il fatto quotidiano.itimage

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