Il caso di Marcello Lonzi morto nel carcere di Livorno

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Il caso Lonzi

Marcello Lonzi, un ragazzo, un ragazzo come tanti era stato arrestato e condannato per tentato furto a nove mesi di carcere. La madre Maria Ciuffi madre vuole la verità e le scuse dallo Stato che avrebbe dovuto vigilare sulla vita di suo figlio e ricorda così quel lontano 2003.”Sono Maria Ciuffi, la mamma di Marcello Lonzi, morto l’11 luglio 2003 nel carcere Le Sughere a Livorno. Fu arrestato per tentato furto, nove mesi di reclusione, dopo quattro mesi mio figlio muore. Nessuno mi avverte, non vengo avvertita né dai Carabinieri né dalla Polizia, ma soltanto da una zia il giorno 12 alle 13: 20, quando mi vengono a avvertire a casa, dicendo che mio figlio è morto. Io ho detto “ E’ impossibile, sarà un errore!”,corro al carcere e dopo un’ora e mezzo – ricordo benissimo – sotto il sole mi vengono a dire che mio figlio non c’era, ma che gli stavano già facendo l’autopsia. Naturalmente non ero in me con la testa, ero in confusione e non ho mai pensato, in quel momento, di mettere un perito di parte. A settembre rientra il Pubblico Ministero che aveva svolto le indagini e mi dicono che è morto d’infarto, però quando l’ho visto il giorno 13 nella bara quello che non mi è.. quelli che mi sono apparsi subito all’occhio sono stati i tre segni che lui aveva sul volto e i tre segni erano molto profondi. Poi degli amici gli hanno voluto mettere una bandana, una fascia alla fronte e lì ci siamo accorti che lui aveva un buco, perché il dito è penetrato dentro. Aspetto settembre /ottobre, se mi danno un po’ di risposte, il magistrato è il dott. Roberto Pennisi e lui continua a dirmi che è morto d’infarto o è morto da stress, come c’era scritto sulla perizia. Nel 2004 viene archiviato tutto con morte per cause naturali: ora io, in possesso della perizia, dove leggo che ci sono due costole rotte, una mandibola fratturata (sinistra), lo sterno fratturato, un’escoriazione a V, insomma, morte per arresto cardiaco, per infarto, mi sembra strano. Comunque viene archiviato il 10 dicembre, allora avevo l’avvocato Vittorio Trupiano di Napoli, a quel punto mi dice “Guarda, Maria, non c’è da fare niente, l’unica cosa che si può fare per fare riaprire il caso è che, se tu vuoi, però rischi, devi denunciare un magistrato o a Bologna, o a Firenze, o a Genova”. Niente, vado a Genova, presento denuncia al magistrato Pennisi, dopo quattro mesi circa vengo chiamata a Genova e il dott. Fenizia di Genova archivia la denuncia al magistrato Pennisi, ma fa riaprire il caso alla Procura di Livorno, dicendo che, basandosi sulle foto, che facciano ulteriori indagini, perché c’è qualcosa che non torna.
Nel 2006 viene riesumata la salma di mio figlio e si scopre che le costole non sono più due, ma bensì otto e che non c’è solo un buco in testa, ma ce ne sono due, di cui uno profondo fino all’osso e addirittura ci trovano attaccata la vernice blu scura della cella. Si trova anche il polso sinistro fratturato, di cui il primo medico legale Alessandro Bassi Luciani non aveva parlato. A questo punto, parlando con l’avvocato, dice “Qui c’è qualcosa che non torna, queste sono botte”, perché dalle foto si capisce che sono botte, però quello che ho notato è che hanno riarchiviato adesso, nel 2010 a insaputa nostra.Io ero stata convocata per il 25 maggio e invece il 19 vengo chiamata addirittura dai giornalisti di Livorno, che mi dicono: “Signora Ciuffi, il Procuratore capo Francesco De Leo ha chiesto l’archiviazione” Io dico: “ E’ impossibile, perché sono stata convocata per il giorno 25 dal dott. Giaconi, quello che sta svolgendo le indagini”, invece purtroppo era così. Dopo varie vicissitudini arriviamo ad oggi con un  28 giugno 2014 – Colpo di scena in una delle indagini più delicate degli ultimi anni, un’indagine caratterizzata dalle opposzioni della parte offesa rispetto alla richieste di archiviazione.
L’indagine riguarda la morte alle Sughere del giovane detenuto Marcello Lonzi. Dopo ben 11 anni dal decesso del giovane livornese avvenuto l’11 luglio del 2003, il giudice delle indagini preliminari Beatrice Dani ha respinto la richiesta di archiviazione della Procura e con un provvedimento di cinque pagine, depositato in cancelleria, ha disposto che vengano svolti nuovi accertamenti. Il caso di Marcello Lonzi è solamente uno dei tanti casi di malapolizia, ricordiamo i vari Cucchi,Aldrovandi,Uva, Locci,Bianzino,Franceschi,Ferrulli e Riccardo Magherini tutti quanti vittime di un potere e di un regime poliziesco. Di stato si muore.

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