Hanno rubato fino a ieri e adesso gli danno anche da mangiare.

Potrebbe benissimo essere stata pronunciata da certi politici populisti e qualunquisti, oppure da quella fetta di popolazione dedita a pensare con la pancia e a veicolare il proprio odio/paura verso l’immigrato di turno( odio e paura dettati da un mix di ignoranza e razzismo 2.0).
E invece no. La frase sopracitata( ripresa da un libro del ricercatore/antropologo Luca Jourdan) si riferisce ad un contesto che si discosta nettamente dal nostro; un contesto molto piú instabile di quanto possa essere quello Italiano, ovvero il Congo durante gli anni della guerra civile, scoppiata nel 1996.
La frase, pronunciata da un ragazzo congolese, si riferisce alla questione dei Kadogo, ovvero dei giovani e dei bambini soldato, principali attori sociali della guerra civile e del Congo post bellico.
Il giovane in questione infatti, esasperato da un contesto sociale in cui miseria, violeza, sopraffazione e corruzione era all’ordine del giorno, non piú l’eccezion ma la regola quotidiana, punta il dito contro i programmi di recupero e reintegrazione degli ex Kadogo nella vita sociale. In particolare, il giovane si indigna contro quei programmi denonimanti “Food for Work”, che prevede la distribuzione di cibo ad alcuni ex miliziani in cambio di lavoro. Come possiamo osservare, in un contesto caotico come quello congolese, il cibo diventa uno dei principali motivi di scontro sociale. Ed ecco perché il giovanr congolese con la sua frase che trasuda odio e invidia, non accetta che ex miliziani, dediti a saccheggi e violenze in tempo di guerra, possona avere accesso ad un pasto in modo così semplice.
Ricollegandoci all’attualità di “casa nostra”, come si evince dalla frase estrapolata dal contesto, si potrebbero trovare somiglianze tra quelle parole e quelle che sentiamo tutti i giorni nei confronti di profughi ed immigrati.
Cerchiamo, a questo punto, di evidenziare una sostanziale differenza: il contesto in cui la frase posta in apertura viene pronunciata ed il contesto attuale di casa nostra in.cui se ne sentono di simili.
Nel Congo della guerra civile una frase del genere é, a tratti, giustificabile. Ma applicata al contesto Italiano nel 2015 ha senso? Vogliamo anche solo lontanamente paragonarci al Congo? Vogliamo negare a noi stessi di avere le possibilità per sfamare ed aiutare coloro che fuggono da scenari bellici e di estrema povertà?
Fino a prova contraria l’Italia non mi sembra un paese dilaniato da povertà, instabilità sociale, violenze ordinarie, o almeno non mi sembra che sia nelle stesse.condizioni dei paesi da cui scappano gli immigrati che tanto si vorrebero respingere.
Soprattutto, da sottolineare che, nonostante gli sforzi di media, politici e opinione pubblica di far scoppiare una guerra tra ultimi e penultimi, non mi sembra di vivere in un paese dilaniato da guerra civile.
Quindi questo tipo di frasi nel contesto sociale italiano( o europeo) non le accetto. Non le accetto perchè non siamo il Congo. Non le accetto perché se noi fossimo in Congo( o qualsiasi altro paese africano dominato da violenza e povertà) fuggiremmo anche noi, per primi e ci sentiremmo presi in.giro se il paese europeo si turno ci dicesse che sul suo territorio non c’é spazio per noi. A noi che siamo in 300 suu barcone di 30 metri quadri? Non prendiamoci in giro.
Concludo con una.piccola storia, una metafora:
Ci sono tre ragazzi, Sven, Marco e Jamil. Sven ha una torta intera tutta per se. Marco ha solo 3 fette di torta. Logicamente Marco non.ha una.torta intera come Sven, ma ha comunque 3 fette. Quindi perché non darne anche solo una a Jamil che muore di fame e non sa nemmeno cosa sia una torta?

By: Nowakworld map

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