I left Gatekeeper.

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20 marzo 2015 alle ore 23.44

All’alba del terzo millennio la figura del left gatekeeper ricopre un’importanza cruciale nell’amministrazione del gregge umano. In questo articolo cercheremo di capire il perché.

Vi siete mai chiesti perché personaggi come Michael Moore, Naomi Klein, Saviano, Grillo, Travaglio, Santoro, Gabanelli, continuino a svolgere la loro opera di denuncia sui mezzi di informazione senza che il sistema faccia nulla di concreto per evitare che le loro voci giungano alla popolazione?

Il passato ci ha insegnato che gli uomini ‘pubblici’ liberi e dissenzienti che abbiano sfidato l’establishment siano stati ammorbiditi con ricatti e minacce o addirittura assassinati. Politici come Kennedy, Moro e Luther King; intellettuali come Pasolini e Impastato; magistrati come Falcone e Borsellino, giornalisti come Alpi, Tobagi, Fava; sono stati tutti uccisi per via della loro scomodità.

E allora come mai i personaggi elencati in cima al post sono ospitati e stipendiati dai mezzi di persuasione sistemica? A prima vista un mondo in cui siano tollerate delle nette prese di posizione contrapposte alla politica vigente non può che apparire libero e democratico.

Ad una seconda analisi, però, emergono alcuni dubbi. I tempi – infatti – sono cambiati, e con essi le strategie di tacitazione del dissenso. Alla epoca di Kennedy e Pasolini i media di massa non avevano ancora assunto il controllo della cultura collettiva. La televisione era uno strumento di svago e non l’unica credibile enunciazione della verità. La gente era più ricettiva, e alcune personalità carismatiche da semplicemente scomode potevano diventare realmente deleterie per il potere.

Controllare l’informazione oggi significa sviluppare sistemi di controllo e tacitazione assai più sottili di quelli adottati in passato. E soprattutto significa adoperarsi affinché la coscienza collettiva resti narcotizzata da questo stato di ottundimento mediatico.

Tempi diversi, misure diverse.

Una società in cui il dissenso sia del tutto bandito dai mezzi di comunicazione di massa – infatti – non potrebbe che nuocere all’equilibrio, spezzare l’incantesimo e produrre cittadini coscienti del proprio stato di “libera cattività.”

Di conseguenza l’attuale obiettivo dei burattinai non è più quello di soffocare in maniera indistinta ogni voce dissonante, bensì selezionarle e controllarle; assicurarsi che dissentano nel modo giusto e dirigano il loro dissenso contro le situazioni ed i personaggi appropriati.

Tale controllo viene perseguito mediante un lavoro di selezione a monte. Attraverso filtri politici e burocratici ci si assicura che emergano solo voci critiche che per propensione (più o meno spontanea) tendano a focalizzare la loro opera di denuncia contro determinate problematiche anziché altre, e tendano a proporre soluzioni politiche sterili e strumenti di protesta gestibili dal potere.

E’ ampiamente dimostrato che tutte le volte in cui la selezione a monte per una qualche ragione sia fallita, la natura posticcia dei media sia emersa in tutto il suo pragmatismo, svelando il marciume dietro la facciata della ‘pluralità di informazione.’ Come d’incanto il personaggio scomodo è semplicemente scomparso dalla scena pubblica (due esempi: Barnard e Stefano Salvi), bandito da qualsiasi palinsesto televisivo, redazione giornalistica e casa editrice ad ampia diffusione.

Il termine gatekeeper, coniato negli USA verso la metà del secolo scorso, letteralmente significa ‘custode del portale.’ Esso definiva – un po’ ingenuamente – i personaggi selezionati dal potere che adoperavano la loro ‘autorevole’ immagine pubblica (direttori, giornalisti, scienziati, intellettuali) allo scopo di controllare il flusso e la qualità delle informazioni cui la popolazione potesse accedere, minimizzando o discreditando le nozioni e informazioni sconvenienti rispetto ai paradigmi della cultura dominante.

Attualmente il fenomeno è così diffuso che l’appellativo ha perduto significato. Dare del gatekeeper ad un operatore della comunicazione di massa equivale ad accusare di ipocrisia un uomo politico. Si tratta di attributi talmente connaturati alla categoria da non poter più fungere da tratto distintivo individuale.

Dalla figura del gatekeeper è però scaturita una nuova tipologia di persuasori occulti. Si tratta dei left gatekeeper, con cui oggi negli Stati Uniti si usano definire i dissenzienti che in apparenza avversano il sistema, ma che in sostanza – a volte consapevolmente, a volte meno – fanno esattamente il suo gioco.

Generalmente i loro discorsi si limitano a rimestare tematiche già sviscerate da essi stessi o da altri left gatekeeper. Le campagne di denuncia di cui si fanno promotori tendono a spostare l’attenzione sugli effetti, allontanandola dalle cause. I Grandi Temi, i Grandi Crimini difficilmente sono menzionati dai left gatekeeper.

Le soluzioni da essi proposte sono sterili, inconsistenti, e soprattutto assonanti alla finta realtà mediatica e conformi alle esigenze sistemiche. I left gatekeeper sono convinti (o fingono di esserlo) che il solo modo di manifestare il dissenso sia attraverso un limitato novero di strumenti codificati dal potere costituito attraverso la cultura dominante. Tutto ciò appare come un controsenso dal momento che i limiti entro cui costoro concepiscono la protesta sono stati tracciati dallo stesso soggetto contro cui la protesta è rivolta.

Come non mi sono mai illuso che la realtà sia quella rappresentata dai mass media, non mi illuderò che un personaggio stipendiato per dissentire sui mezzi di persuasione di massa, potrà mai venirmi a parlare dei veri problemi del mondo: il sistema debito, le deviazioni delle società segrete, la scienza affaristica, le attività manipolative dei servizi di intelligence, il punto di vista palestinese, la genesi delle grandi malattie contemporanee … e via dicendo.

Sicché farò in modo che quanto appreso dai left gatekeeper non rappresenti un punto d’arrivo, ma uno stimolo, una minuscola fenditura nel sipario con cui il sistema ottunde la mia visione della realtà. Una fenditura che la mia curiosità e deduttività, unita alle nozioni apprese altrove, potrà essere ingrandita fino a divenire uno strappo.

“Chi dice di combattere la dittatura dall’interno, è già complice.” S. Allende

(anticorpi.info)

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