Il capo dello stato fellone.

Il fellone è colui che viene meno ai propri doveri, mancando ad impegni presi solennemente. Il Capo dello Stato, secondo la Costituzione italiana, presta giuramento di fedeltà alla Repubblica e di osservanza della Costituzione.

Ora l’attuale Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, è venuto meno a questo giuramento. Sia ben chiaro, non ha solo tradito lo spirito della costituzione, come quando ha avallato misure che attaccavano il diritto al lavoro, alla salute, alla casa; oppure quando ha promosso riforme che mirano ad accentuare il carattere autoritario dello Stato; o come quando ha sostenuto quelle grandi opere che devastano e saccheggiano il territorio e impoveriscono la grande massa dei cittadini italiani, ad unico vantaggio di una ristretta cerchia di clienti dei governanti; oppure, infine, quando ha salutato le operazioni imperialiste dell’Italia come “missioni di pace”. Il Capo dello Stato è venuto meno alla lettera dellaCostituzione quando ha approvato misure, come l’ultima legge di stabilità, che sposta la tassazione dalle imposte dirette a quelle indirette.

Questo è il contenuto delle manovre che si sono succedute in questi anni: con la scusa della crisi il peso delle tasse è gravato sempre più su tutti i cittadini, compresi lavoratori a basso reddito, pensionati, sottoccupati, disoccupati; quelli che vengono definiti “incapienti”, cioè tanto poveri da non poter pagare l’imposta sul reddito, e quindi anche impossibilitati a beneficiare di detrazioni e deduzioni. Anche i poveri però sono soggetti all’IVA al 22%, e che secondo la misura approvata dal parlamento potrà arrivare al 25%. Le imposte indirette, come l’IVA, pesano in proporzione di più sui redditi più bassi che su quelli più alti: chi ha il reddito più alto, può permettersi di non spendere tutto il reddito, ma di risparmiarne una parte. E’ ovvio che su quella parte l’IVA non viene pagata.

L’incidenza dell’IVA quindi aumenta in proporzione alla diminuzione del reddito. Il sistema fiscale che i governi che si sono succeduti in questi anni hanno messo in piedi, con il sostegno esplicito di Giorgio Napolitano, è profondamente ingiusto, è un sistema che accresce le disuguaglianze sociali.

In questo modo viene snaturato l’articolo 53 della Costituzione, che recita:

“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.

Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”

Il primo comma prevede la proporzionalità, cioè in proporzione ai propri redditi, il secondo impone la progressività, cioè la percentuale con cui i cittadini partecipano alle spese pubbliche cresce con il crescere del reddito.

Per queste ragioni il Capo dello Stato è venuto meno al giuramento solennemente prestato ed ha attentato alla Costituzione, può quindi essere considerato fellone.

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