LA POETESSA DELL’ANARCHIA

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……Adesso tutto il mio dovere era compiuto, ed io potevo partire.
L’improvvisa, tremenda esplosione dell’abisso occulto ed ignoto, arrovesciando quel lembo di terra, mi respingeva lontano, verso altri paesi ed altre genti; mi strappava da affetti umili e devoti;
mi toglieva da una scuola semplice e povera, riscaldata da piccole anime buone e sincere, per rigettarmi verso l’oscurità e il turbine della vita.
Così… come quando… piccola bimba un poco sdegnosa, dai grandi occhi sbarrati, resa orfana dalla cieca passione d’un uomo, io avevo lasciato la casa, la montagna, quella stessa contrada,
per raggiungere il collegio lontano, grigio d’affetti e senza memorie.
L’autocarro si mosse con frastuono.
– Buon viaggio, buona fortuna, maestra!
Tutte quelle braccia tese, e i miei alunni scalzi e laceri sul poggiolo, e il profilo delle montagne, e i paesi diroccati, e il cimitero, e la neve, e i ricordi… mi strinsero, con forte mano, la gola.
Giù, giù per la via che si snodava verso l’avvenire, l’autocarro avanzava a passo ed a fatica sotto una bufera di neve. Ed io in piedi, tra i feriti ed i fuggiaschi, mi distaccavo con pena da quel passato di purezza.
Maestrina, fragile maestrina, che ancora tutto non sai, e avanzi verso il mistero, è questo, solo questo il quadro della tua vita avvenire.
PER UNA GRANDE IDEA;
Di lotta in lotta, di prigione in prigione;
Discacciata dalla patria, attraverso le vie del mondo, senza mai la tua casa, il tuo nido di rifugio, senza mai un sicuro domani;
In piedi, dove ferisce l’ingiustizia e dove passa la sventura;
In piedi, come oggi, tra i feriti, i caduti e gli scampati d’una più feroce tragedia;
Verso una visione d’umanità e di giustizia;
Verso l’ostinato sogno di pace e d’amore;
Sotto le flagellanti burrasche della vita;
E sempre a bandiera spiegata.

Virgilia D’Andrea Torce nella notte

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