La lotta non è di classe ma è alle classi.

Che poi la questione non è la lotta di classe, ma la lotta alle classi. Non è che se una classe finalmente domina, dopo che questa è stata dominata, le cose cambiano. Tutt’altro. Pensa che vendetta, che rappresaglia, e comunque sempre vertici si creano. Sopra e sotto. Belli e brutti. E sopratuttto ricchi e poveri, sfruttati e sfruttatori. Sulla divisione in classi si fonda l’ideologia dello stato e la società che ne deriva. Ora, noi sappiamo che la gran massa dei deleganti è affezionata allo stato, ha imparato a considerarlo un dogma inviolabile. Allora vorrei dire a questa massa anche un’altra cosa. Aspè che mi posiziono il banchetto. Dato che lo stato crea classi e disuguaglianze, e dato che a voi piace tanto lo stato e lo difendete ormai anche inconsapevolmente, che cazzo vi lamentate di ogni male sociale e pure del fatto che a Londra ci sono palazzi con due porte separate, una per i ricchi e una per i poveri? E’ lo stato, no? E’ giusto così, no? O forse volete che i poveri diventino ricchi e viceversa? Ma no, voi, nella vostra retorica pacifistucchevole dite di volere l’ugualgianza, ma certo. Bella cosa l’uguaglianza eh? Peccato che per avere l’uguaglianza ci voglia solo una cosa: eliminare le classi sociali e soprattutto la causa che le determinano, cioè lo stato. Insopportabile vero? Giammai vero? L’anarchia mai al mondo, piuttosto moriamo, dite. Immaginavo. E sapete perché eliminare lo stato vi ripugna? Perché in realtà, per eliminare lo stato, dovete prima eliminarlo da dentro voi stessi. E siccome lo stato per voi è diventato una parte fondamentale, come un organo interno vitale, col cacchio che vi togliete lo stato dalla coscienza. E quindi col cacchio che le cose cambieranno mai. Uguaglianza? Libertà? Giustizia?lotta-e-voto

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