Ricordiamoci di essere vivi per non dover poi piangere i morti.

La tegola ci deve cadere in testa altrimenti non ci muoviamo. Fermi davanti alla tv ad ascoltare le tragedie di un’italia che cade a pezzi, si sgretola, inghiottita dal fango che non é quello delle inondazioni ma quello putrido dell’economia capitalista, fermi ad ascoltare con qualche lacrima se cade il morto, indignati per qualche giorno poi ce ne stiamo tranquilli, a noi c’è andata bene, ricorderemo le catastrofi ogni anno per non dimenticare.

Magari siamo anche soddisfatti delle sentenze di cassazione che condannano costruttori, progettisti, tecnici comunali finanche i sindaci per le responsabilità “umane”, come fu per il crollo della scuola di san Giuliano di Puglia.

Scuola che non doveva essere aperta, visto che non era stato fatto il collaudo dopo la sopraelevazione che appesantì il solaio di svariate tonnellate di calcestruzzo, ma si sa siamo “umani” (27 bambini 1 maestra).
Siamo un popolo solidale, pronti ad aprire il portafoglio per aiutare chi ha bisogno di ricostruire, ad acquistare parmigiano reggiano terremotato, ad essere presenti sul posto per togliere pietre o spazzare fango e questa é una cosa bellissima, ma dopo?

Dopo aspettiamo le sentenze pur sapendo che servono a poco. Ci limitiamo a rimanere rassegnati che tanto é così dalla testa alla punta di questo stivale, isole comprese. Dopo siamo troppo presi dai problemi quotidiani, che sono talmente tanti da farci dimenticare il nostro territorio, (che é vasto, direi che è il mondo, ma limitiamoci a l’italietta per ora) che continua ad essere violentato da mani sporche di mafia che ti rubano pezzi di terra per costruzioni che mai termineranno devastando boschi, monti, mari e l’aria, incuranti dei disastri che ciò può causare …… ma noi siamo troppo presi dai nostri problemi.
Certo siamo presenti e attivi contro le grandi opere, ma mi chiedo se basta.

No non basta, perché mentre si tenta di salvaguardare un pezzo di territorio nel silenzio ne devastano altro, nonostante le lotte dei cittadini che in quel luogo vivono.
Poi si aspettano nuove elezioni politiche, che portano promesse più o meno uguali, ti riempiranno la cassetta della posta per chiederti il voto dandoti del tu come se fossimo vecchi amici (ma chi cazzo siete), qualcuno si sentirà sollevato, potrà delegare i problemi al “nuovo” politico di turno.

Non ho la soluzione in tasca né posso decidere per altri cosa sia giusto fare e cosa no, ma mi auguro che le urne siano sempre più vuote, mi auguro che questa nostra solidarietà cresca e alle lotte, no tav, no muos, no grandi navi ecc., se ne aggiunga una che le possa raggruppare tutte; mi auguro una rivolta che ridia vita a questa terra che sta morendo, mi auguro di veder spezzate le catene e vivere tutti in una cosciente sana e rispettosa Libertà.

“Al popolo che vuole emanciparsi non resta altra via che opporre forza alla forza” (Malatesta)

Caterina Denisealluvione carrara (FOTO TWITTER)15

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