Sfruttatori e sfruttati.

La società modellata sui canoni del capitalismo, ormai globale a forza di guerre e colonizzazioni, considera ogni cosa e persino ogni vita come una merce da mercato, avente valore pecuniario, mentre il valore umano non è considerato neanche un bene, semmai è un ostacolo, ammesso e non concesso che il valore umano si possa misurare (ma il sistema fa persino quello pur di gerarchizzare, ghettizzare, e creare guerre fra poveri). Sulla base di questo ragionamento, questo tipo di società tende a dare qualità positive solo a quelli che possiedono di più in termini di pecunia. In sostanza, mentre un povero non ha alcun credito presso la società, e viene persino evitato, marginalizzato, deriso… un ricco gode di stima, fiducia e rispetto da parte delle masse indottrinate, tanto da poter fare di queste quel che vuole. E’ innegabile che la dottrina capitalista, statale, autoritaria, porti quindi a profonde ingiustizie sociali, guerre, disordine, violenze, crimini, sfruttamento, disuguaglianze e conflitti di varia natura. E non si deve pensare che, in questo preciso tipo di società, un povero, essendo tale, sia necessariamente avulso da aspettative di ricchezza, al contrario. Se il ricco esercita il potere col benevolo e cieco consenso di molti, il povero aspira allo stesso potere per migliorare le sue condizioni economiche. Il metro di misura per tutto è la pecunia, non l’umanità, peccato che la pecunia vada sempre ai soliti, ma questo fa parte del progetto statale. Ora, mi pare che tutto questo non c’entri assolutamente niente con la natura e con l’essere umano. C’entra invece con la cultura e solo con quella, con cui gli individui sono diventati merce di scambio ricattabile, e massa acritica orientabile. Coloro che si ostinano a credere che l’essere umano sia violento e competitivo per natura, non soltanto non considerano affatto l’aspetto culturale, ambientale, attraverso cui il conformismo si autoperpetua all’interno di questo paradigma violento, voluto a monte, e portato avanti da tutti i governi, ma così pensando costoro non fanno altro che dare una grossissima mano alla perpetuazione dei crimini e della violenza del sistema, del sistema stesso.
Paulo Freire diceva: ‘quando l’educazione non è libertaria, il sogno dell’oppresso è essere oppressore’. Non insegnamo ai bambini la nostra morale, la nostra cultura, e ciò che consideriamo giusto (che il risultato lo vediamo da 5 millenni ormai).jean_francois_millet_002_piantatori_di_patate_1861y

By:Cloud’s Walden

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