Stato uguale repressione.

Tutto quel che fa lo stato contro i cittadini, compreso il fatto di controllarli a vista, spedirli in guerra e ridurli alla fame, lo stato lo fa soltanto perché sa di poterlo fare, avendo allevato a questo fine una massa di bigotti servili, rassegnati, scolarizzati. Lo stato prende la sua forza da questa massa disumanizzata, che ormai non sa e non vuole più immaginarsi un’altra condizione di vita, del tutto possibile, ma percepita come una minaccia o una fantasia romantica. Sicché, dentro questa prigione mentale, ogni sovrastruttura culturale produce automatismi in grado di perpetuare magnificamente l’esistente. Allora i soprusi, le ingiustizie, gli orrori che siamo abituati a vedere e a subire, non sono altro che l’espressione più diretta della volontà del popolo che ha imparato a chiamare ‘virtù’ l’obbedienza, il piegare la schiena, il crearsi il nemico adorato. In questo modo la libertà è lontana, e non sarà certo questa massa a riprendersela per propria volontà, giacché ha imparato a illudersi che qualcun altro gliela regalerà. Ecco perché lo stato è vissuto intimamente dalla massa come una religione. Ma tutte le religioni non sono altro che impianti per produrre speranza e illusione, vendute a caro prezzo a chi non sa usare la testa avendo imparato ad agire a comando e sotto la minaccia di una sanzione.Le singole persone potrebbero imparare le regole sommerse del gioco imposto, e anziché continuare a giocare, facendosi peraltro sempre molto male, potrebbero fermarsi e uscire dal campo. Avrebbero tutto da guadagnare, dato che sono soltanto i giocatori che creano ricchezza, ma non per loro. Finché saranno sempre poche persone a disertare il sistema, queste verranno sempre redarguite e perseguitate anche dalla massa sociale che fa il gioco del sistema, ma se tutte le persone prendessero coscienza del fatto che i guai di cui soffrono dipendono da esse stesse, dal gioco che fanno, allora, fermandosi tutti quanti e uscendo dal campo, l’impero del dominio e dell’illusione crollerebbe, e da quel momento inizierebbe quella che potremmo definire una vera esistenza, dove la cooperazione prevarrebbe sulla competizione, l’inclusione sull’esclusione, la libertà sull’autorità, la pace sulla guerra. Ma siccome il gioco imposto ha una struttura tale da produrre in continuazione divisioni e conflitti tra i giocatori, e dato che questi conflitti vengono percepiti dai giocatori come una prerogativa naturale dell’essere umano (stolti!), allora il gioco non soltanto continuerà sempre così a tutto vantaggio di chi lo ha inventato, ma i giocatori non avranno mai alcuna intenzione di capire le regole sommerse che essi stessi riproducono, tanto meno di disertarle.

Cloud’s Waldenrepressione

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