Manifesti antisessisti per una pubblicità regresso.

Seduta in autobus non posso fare a meno di leggere i manifesti che prepotenti si mostrano in tutta la loro indecenza. Manifesti per una “pubblicità progresso” antisessista, contro la violenza sulle donne :
-sai che ti picchia, se suona il campanello non aprirgli -,
ecco risolto il problema, non farlo entrare in casa, magari barrichiamoci e non usciamo più, evviva!
La sbircio tutta, una ad una, questa pubblicità progresso, pagata, forse, a qualche amico/a giusto per far girare l’economia (loro), la osservo attenta; ti presenta la violenza, nella forma maschile, ma non un accenno al “sistema” che questa violenza ha coltivato, mostrano la mano (maschio) non mostrano la testa (educazione del dominio).
La supremazia dell’uomo sulla donna trova il suo apice soprattutto nelle religioni, dove il pulpito è totalmente maschile e il ruolo della donna è solo servile. (in nome del padre del figlio e dello spirito santo).

Non più puttane, ne’ madonne finalmente solo donne, si gridava negli anni passati, azzardando vestiti più o meno colorati che coprivano un corpo che voleva poter essere libero da modelli imposti dalla società capitalista, donne che volevano poterlo gestire quel corpo nella più piena libertà.
Quella libertà, che per tante ancora costa cara, rimarrà irraggiungibile fintantoché l’uomo non si libera definitivamente da tutte le ipocrisie su cui si basa il sistema e dalle quali, spesso, nasce la moralità bigotta e possessiva, o, ancora, la rivalità aggressiva e dispotica.

“il corpo é mio e lo gestisco io” altro vecchio slogan che forse non teneva conto della superbia femminile che quel corpo ti invita a curarlo di più (magari dall’estetista) o della competitività femminile “cos’ha quell’altra più di me” che spesso si traduce in tette e culo (ognuno ha il suo metro), se non anche del disprezzo femminile, pronto a giudicare ed a etichettare chi del proprio corpo fa quel che vuole, perciò giù con ipiteti: puttana, troia, zoccola ………. , dimenticavo, “chi si crede d’essere questa femminista di merda” (frase non di esclusiva proprietà del maschilista).

La strada da percorrere é ancora lunga, ed anche se ci sono uomini che capiscono o almeno tentano di capire, ce ne sono ancora tanti chiusi nel lutto della loro ottusità e che, purtroppo, si nutrono e si rafforzano anche di quei diti puntati fra donne.

Un poco più di rispetto non farebbe male a nessuno o come dicevano gli hippy: – “fate l’amore, non fate la guerra” – e se abbiamo bisogno d’un metro, che sia quello dell’intelligenza.

Cat. Denise1610895_810508542366979_6653332378955240690_n

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